Il governo della Francia ha nove mesi di tempo per adottare normative finalizzate al rispetto degli impegni assunti a livello internazionale sul clima. A spiegarlo è stato il Consiglio di stato, massima autorità della giustizia amministrativa transalpina, che ha chiesto esplicitamente all’esecutivo di Parigi di adottare “tutte le misure necessarie” per abbattere le emissioni di gas ad effetto serra.
La soddisfazione dei promotori dell’azione legale in Francia
La sentenza è stata pronunciata giovedì 1 luglio ed è stata accolta con grande soddisfazione dalle associazioni ambientaliste che hanno sostenuto l’azione legale, avviata dal comune di Grande-Synthe, nella regione Nord-Pas de Calais, cittadina costiera minacciata dalla risalita del livello dei mari.
La decisione dei giudici ricalca i casi di Paesi Bassi, Irlanda e Germania. Nonché quello, più recente, del Belgio, condannato per non aver agito in modo sufficiente nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. La stessa Francia, inoltre, era stata condannata in primo grado dal tribunale amministrativo di Parigi per le “colpevoli carenze” delle proprie politiche.
Di recente, inoltre, l’Alto Consiglio per il clima della nazione europea ha indicato nel proprio rapporto annuale che “gli sforzi attuali sono insufficienti per centrare gli obiettivi”. Nonostante il calo delle emissioni di gas ad effetto serra centrato nel 2019 (-1,9 per cento) e il crollo di oltre il 9 per cento dell’anno successivo, dipeso però in larghissima parte dal rallentamento economico dovuto alla pandemia. Per questo l’organismo ha precisato che “in ragione del ritardo accumulato dalla Francia il ritmo attuale di riduzione annuale delle emissioni di CO2 deve praticamente raddoppiare, arrivano ad almeno il 3 per cento dal 2021 e al 3,3 per cento in media sul periodo 2024-2028”.
“Il presidente Macron esca dalla negazione e agisca”
In un comunicato, il governo guidato da Jean Castex ha affermato di aver “preso atto” della sentenza. La giurista Corinne Lepage, ex ministro dell’Ambiente, ha parlato invece di “giornata storica”. Célia Gautier, portavoce di una campagna parallela battezzata “L’affaire du siècle” (La questione del secolo) – avviata nel marzo del 2019 da quattro organizzazioni non governative: Notre affaire à tous, Greenpeace, Oxfam e la Fondazione dell’ex ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot – ha spiegato che “il cerchio ora si stringe attorno allo stato”.
In un comunicato, le associazioni hanno aggiunto che “questo giudizio è anche un appello al governo e a tutti i parlamentari, poiché le leggi approvate finora non bastano. Il presidente Emmanuel Macron non può ignorare la giustizia, deve uscire dalla negazione e passare all’azione”.
Un ulteriore giudizio atteso dal tribunale amministrativo di Parigi
Damien Carême, eurodeputato e sindaco di Grande-Synthe dal 2001 al 2019, ha affermato: “Ho avviato questa azione legale nel 2018 perché non posso rassegnarmi a lasciare ai nostri figli e i nostri nipoti un Pianeta invivibile. Oggi la giustizia mi dà ragione e spero che questo possa mettere un punto alla letargia, all’ipocrisia e al cinismo”.
Ad unirsi alla denuncia sono stati anche i comuni di Parigi e Grenoble, il cui avvocato Régis Froger ha dichiarato: “A questo punto lo stato è di fronte alle sue responsabilità. I giudici hanno dichiarato chiaramente che è urgente agire e che le misure adottate finora non sono all’altezza”. Ora, nell’ambito de L’affaire du siècle, si attende un ulteriore giudizio da parte dei magistrati amministrativi. Stavolta, si chiede di ordinare allo stato misure precise da adottare per ridurre le emissioni climalteranti.
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