Animali come amici e come sostitutivi degli affetti e degli incontri negati all’epoca della Covid-19. Un trend che si è sviluppato proprio in questi ultimi tempi e che sta evidenziandosi in termini di consumi e servizi dedicati ai pet. Nella nona edizione di Animali in città, l’indagine di Legambiente sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle aziende sanitarie per la gestione degli animali d’affezione e la qualità della nostra convivenza in città con selvatici e non, si cerca di fare il punto della situazione e dei riflessi portati nelle famiglie italiane. Perché se, da un lato, la presenza di cani e gatti è aumentata nelle case, dall’altro si assiste a un crescente disagio economico che si riflette anche sulla loro gestione.
Gli animali in Italia
Dall’indagine di Legambiente emerge che il 69,5 per cento dei comuni italiani dichiara di avere uno sportello (un ufficio o un servizio) dedicato ai diritti animali in città. Teoricamente, quindi, oltre due terzi dei comuni dovrebbero essere in condizioni di dare buone risposte alle esigenze dei cittadini sugli amici a quattro zampe. La realtà è però diversa. Solo uno su sette (15,7 per cento) degli ambiti comunali esaminati raggiunge una performance sufficiente e soltanto Prato, Modena e Bergamo superano il punteggio necessario per raggiungere l’ottimo.
“Ci prepariamo ad affrontare una crisi economica e sociale post pandemia che rischia di ripercuotersi anche sui milioni di animali da compagnia che abitano nelle nostre case e riempiono spazi relazionali importantissimi. Senza aiuti concreti, si rischiano scelte dolorose e l’aumento degli abbandoni. Prevenire e accompagnare queste difficoltà, con iniziative diffuse, pubbliche e private, sarà essenziale per garantire il benessere a persone e animali”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. E a evidenziare questa preoccupazione basta il dato fornito dalle aziende sanitarie, che dichiarano 226 canili rifugio in attività per 36.766 posti disponibili. Purtroppo, però, al 31 dicembre 2019 erano ospitati in queste strutture 92.371 cani, quindi ben 2,5 volte la disponibilità effettiva dei canili.
Per contro, la spesa per la gestione degli animali in città ammonta complessivamente a 228.682.640 euro nel 2019 (con un incremento del 3,6 per cento rispetto all’anno precedente). I comuni dichiarano, infatti, di aver speso per questa voce 156.857.113 euro, a cui vanno sommati i 71.825.527 euro spesi dalle aziende sanitarie. La somma totale è ingente se confrontata con altre voci di spesa italiane, ed è pari a 2,7 volte quella che viene impegnata per tutti i 24 parchi nazionali del nostro paese e a 62 volte quella per tutte le 27 aree marine.
Solo il 14 per cento dei comuni dichiaranti è in contatto con un centro di recupero per animali selvatici a cui indirizzare chi dovesse trovare un volatile ferito e la percentuale scende al 9 per cento se si trova un mammifero, al 2 per cento se si è in presenza di un animale marino o di un rettile, fino a giungere all’1 per cento se si trova un esemplare esotico. Senza contare che solo l’8,7 per cento delle aziende sanitarie dichiara di conoscere i dati degli animali ricoverati presso i centri di recupero. Si tratta di numeri, quindi, che pongono alcuni interrogativi sulla situazione nel nostro paese e, probabilmente, il prossimo rapporto di Legambiente che prenderà in esame il 2020 riuscirà a chiarire meglio prospettive e soluzioni.
Cani e gatti e spese domestiche
A partire dalla primavera dello scorso anno, tanti nuovi animali sono entrati nelle nelle case degli italiani. Nel 2020 il desiderio di trovarsi accanto un pet, preferibilmente a quattro zampe, acquistandolo o adottandolo, è aumentato in modo esponenziale. In Italia, sono stati 3,5 milioni i cittadini che hanno comprato un animale domestico durante o appena dopo le restrizioni attuate dal governo nel corso della primavera.
Anche sul fronte delle adozioni, sempre nel 2020 si è registrato un incremento importante pari al 15 per cento (dati Enpa) con ben 8.100 cani e 9.500 gatti che hanno trovato casa, per un totale di 17.600 animali domestici adottati. Durante l’emergenza Covid-19 gli italiani hanno utilizzato i servizi di e-commerce per più dell’80 per cento (dati Nielsen) rispetto al periodo precedente e non solo per fare la spesa online e per ordinare beni di prima necessità, ma anche per comprare cibo e articoli per i propri amici a quattro zampe.
E, proprio a questo proposito, arriva Quattrozampeinfiera, la manifestazione “pet friendly” che fa tappa in quattro città italiane. Si inizia da Bologna (19 e 20 giugno), poi sarà la volta di Napoli (18 e 19 settembre), di Milano (2 e 3 ottobre)e di Vicenza (20 e 21 novembre). In tutte le tappe i visitatori, accompagnati dai loro pet, potranno testare e acquistare prodotti e servizi e approcciare e conoscere numerosissime attività: da quelle sportive ai giochi di attivazione mentale, dai momenti da vivere con gli amici, alle sfilate col proprio cane. E per chi ha intenzione di inserire un cane o un gatto nel proprio nucleo familiare, sarà possibile interfacciarsi con le numerose associazioni o con gli allevatori di razza presenti alla manifestazione per scoprire di più sul nuovo amico che arriverà in famiglia.
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