Gli Stati Uniti intendono sfruttare tutte le risorse a loro disposizione per individuare al più presto l’origine del nuovo coronavirus che ha dato vita, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, alla pandemia tutt’ora in corso. Lo ha annunciato il presidente Joe Biden mercoledì 26 maggio, affermando: “Ho chiesto alle unità di intelligence di raddoppiare gli sforzi per raccogliere e analizzare tutte le informazioni che potrebbero avvicinarci a una risposta definitiva” riguardo all’origine del virus. I primi aggiornamenti dovrebbero arrivare entro i prossimi novanta giorni.
Le ipotesi sull’origine del coronavirus Sars-Cov-2
Al momento i centri di ricerca americani stanno vagliando due ipotesi principali: il nuovo coronavirus potrebbe essere nato dall’interazione tra un uomo e un animale infetto, oppure essere la conseguenza di un incidente di laboratorio.
Entrambe le opzioni circolano ormai da diverso tempo. La prima, in particolare, si era fatta strada già a partire dallo scorso febbraio, poche settimane dopo lo scoppio della pandemia, quando alcuni scienziati avevano notato che i pipistrelli erano portatori di un virus simile a quello che causa la Covid-19 negli umani.
Uno studio rilasciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha indicato la possibilità di trasmissione del coronavirus Sars-Cov-2 da animale – per esempio il pipistrello, ma anche il pangolino – a uomo come particolarmente probabile, magari passando per una o più specie intermedie.
Pur senza mai aver ricevuto conferme inequivocabili, questa tesi ha continuato a circolare ed è stata spesso ripresa dagli organi di stampa di tutto il mondo nel corso del primo anno di pandemia. Rimangono però diversi dubbi ed elementi ancora da chiarire, tra i quali anche le modalità precise e le eventuali mutazioni che hanno permesso il passaggio del virus tra diverse specie.
La seconda ipotesi è invece basata sulla possibilità di un errore umano: il nuovo coronavirus potrebbe essere uscito inavvertitamente dall’Istituto di virologia di Wuhan – la città cinese che divenne il primo epicentro della pandemia – per diffondersi poi tra la popolazione. Inizialmente si era ipotizzato che il virus potesse essere stato creato volontariamente in laboratorio, ma questa tesi si è presto rivelata infondata ed è stata presa di mira da un folto gruppo di cospirazionisti.
Ad oggi, invece, lo scenario più plausibile da questo punto di vista ipotizza che il virus esistesse già in natura, ma la sua diffusione sia partita accidentalmente dal laboratorio di Wuhan, forse proprio a causa di una svista nell’applicazione dei protocolli di sicurezza.
Questa teoria è recentemente tornata al centro del dibattito anche a causa di un’inchiesta pubblicata dal Wall street journal il 23 maggio scorso in cui viene rivelato che, secondo un report dell’intelligence, già nel novembre 2019 tre ricercatori di Wuhan avevano presentato sintomi riconducibili alla malattia causata dal nuovo coronavirus. Come ormai sappiamo però – e come sottolineato anche dal noto quotidiano americano – questi sono facilmente confondibili con gli effetti dell’influenza stagionale.
Al momento entrambe le ipotesi sono al centro delle ricerche dell’Oms e degli Stati Uniti, e le informazioni attualmente disponibili non permettono di escluderne alcuna con assoluta certezza.
L’impegno degli Usa
Alla luce degli scarsi risultati ottenuti dall’Oms nel corso dell’ultimo anno, il 26 maggio gli Stati Uniti sono scesi in campo per definire con un accettabile livello di certezza l’origine del nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo è necessaria “un’investigazione indipendente, guidata dalla comunità internazionale”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. La proposta era già stata avanzata il giorno precedente da una serie di esperti, tra cui il segretario per la Salute e i Servizi umani Xavier Becerra e l’immunologo Anthony Fauci.
Il presidente Biden ha chiamato in causa i servizi di intelligence americani, all’interno dei quali due “elementi” – così li ha definiti Biden – propendono per l’ipotesi del passaggio da uomo a animale, mentre uno sostiene la tesi che rimanda al laboratorio di Wuhan. Il presidente ha inoltre sottolineato l’importanza di collaborare direttamente con la Cina, a cui è stato chiesto di partecipare in modo “completo, trasparente e basato sui fatti”, garantendo l’accesso a tutte le informazioni rilevanti attualmente disponibili.
Tra i tanti fattori che hanno complicato o rallentato il raggiungimento di una conclusione definitiva, infatti, troviamo anche la reticenza delle autorità di Pechino nel collaborare con le indagini dell’Oms o di altri centri di ricerca, governi e istituzioni interessate a far luce sull’origine del nuovo coronavirus.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.