Le elezioni presidenziali in Siria si terranno il prossimo 26 maggio. E a partecipare saranno soltanto tre candidati, sui 51 che si erano proposti. La decisione è stata assunta lunedì da parte dell’Alta corte costituzionale della nazione mediorientale, anche se la lista ufficiale verrà pubblicata soltanto il 10 maggio.
Il candidato dell’opposizione in Siria è Mahmoud Ahmed Marei
Oltre all’attuale presidente Bashar al-Assad, che punta ad un quarto mandato, si presenteranno Abdallah Salloum Abdallah, ex ministro e deputato, e Mahmoud Ahmed Marei, unico candidato dell’opposizione. Quest’ultimo ha partecipato ai negoziati organizzati sotto l’egida delle Nazioni Unite a Ginevra nel tentativo di trovare un accordo per stabilire la pace in Siria.
La ragione per la quale gli altri 48 candidati sono stati scartati, secondo Jihad al-Laham, presidente della Corte, è legata al fatto che essi “non soddisfavano i requisiti costituzionali”. Per poter concorrere, infatti, occorre ottenere il sostegno di 35 deputati almeno, sui 250 che compongono il Parlamento siriano.
Senza sorpresa, tuttavia, lo stra-favorito secondo gli osservatori internazionali è Assad. Alle ultime elezioni, nel 2014, ha ottenuto l’88 per cento dei voti. Ed è al potere dal 2000 dopo la morte del padre Hafez. Che a sua volta aveva governato per 30 anni in Siria.
Alle elezioni del 2014 Assad ottenne l’88 per cento dei voti
Assad punta ad un nuovo mandato, dopo un decennio segnato da una guerra che ha devastato l’intero paese, e che ancora non è del tutto sopita. Un conflitto nato dalla repressione delle manifestazioni legate alla primavera araba e che ha reso per un decennio il territorio teatro di uno scontro internazionale. Protagonisti non sono stati, infatti, soltanto l’esercito regolare siriano, i ribelli, le organizzazioni estremiste islamiche e i combattenti curdi, ma anche numerose potenze internazionali, tra le quali Stati Uniti, Russia, Iran e Turchia.
Assad è riuscito a rispondere all’insurrezione proprio grazie all’appoggio degli alleati (Mosca e Teheran). Il prezzo pagato dalla popolazione è stato tuttavia altissimo: sono almeno 388mila i morti accertati, e diversi milioni di persone sono stati costretti a fuggire all’estero in condizioni deplorevoli.
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