Una lunga serie di attacchi da parte dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza ha provocato nella notte di lunedì 10 maggio la morte di numerose persone. Secondo il governo della nazione ebraica, ad essere stati colpiti nei 130 raid effettuati sarebbero 15 membri di Hamas ed alcuni estremisti islamici. Secondo fonti palestinesi, invece, le bombe avrebbero ucciso 24 civili, tra i quali nove bambini. I feriti sarebbero invece centinaia, di cui molti trasportati in ospedale.
200 razzi contro Israele, poi la rappresaglia nella Striscia di Gaza
I bombardamenti sono stati effettuati come riposta al lancio di alcuni razzi effettuato nella porzione nord-orientale di Gaza. Hamas aveva minacciato Israele di un’escalation militare se le forze ebraiche non si fossero ritirate dalla Spianata delle Moschee e dal quartiere di Sheikh Jarrah, a maggioranza palestinese, nella zona di Gerusalemme Est. Secondo fonti israeliane sarebbero circa 200 i razzi lanciati contro la nazione ebraica, di cui la maggior parte intercettata dai sistemi anti-missile.
Il bilancio sarebbe di una trentina di feriti, in particolare nella città di Ascalona. Ma anche a Gerusalemme le sirene di allarme hanno suonato, fatto raro dal momento che la città dista più di 80 chilometri dalla Striscia di Gaza. Da giorni la tensione è d’altra parte altissima.
Il nodo delle famiglie palestinesi minacciate di espulsione
Secondo la Mezzaluna Rossa sono più di 520 i palestinesi feriti sulla Spianata delle Moschee, mentre la polizia israeliana ha parlato di 32 agenti colpiti. Le violenze sono coincise con la Giornata di Gerusalemme, che segna, secondo il calendario ebraico, la conquista della porzione orientale della città nel 1967. Non lontano dalla Spianata, un’auto con a bordo degli israeliani è stata attaccata con lanci di pietre e ha perso il controllo investendo dei palestinesi.
Ad alimentare la tensione è stata anche una decisione della giustizia di Tel Aviv, che ha disposto il rinvio di un’udienza molto attesa. La Corte suprema avrebbe infatti dovuto pronunciarsi sulla sorte delle famiglie palestinesi minacciate di espulsione da Gerusalemme Est dai coloni israeliani. Dal 2008, già dieci nuclei sono stati costretti a partire. Ora sono una settantina quelli che rischiano la stessa sorte.
Netanyahu: “Il conflitto potrebbe durare a lungo”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu lunedì aveva ammonito: “Reagiremo con forza, chi attacca pagherà a caro prezzo. Ai nostri cittadini dico che il conflitto attuale potrebbe durare per un certo periodo di tempo”. Il rischio è dunque di una nuova guerra, dopo quelle hanno contrapposto Palestina e Israele nel 2008, nel 2012 e nel 2014.
Lunedì, di fronte alla situazione potenzialmente esplosiva, si è tenuta una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I partecipanti non sono riusciti tuttavia ad accordarsi su una dichiarazione comune, nonostante l’appello del segretario di stato americano Antony Blinken a “far cessare le violenze” a lavorare per “ridurre le tensioni”. La riunione era stata convocata su richiesta della Tunisia.
Amnesty International: “Israele attua una brutale repressione contro i palestinesi”
Amnesty International ha commentato con estrema durezza la rappresaglia di Israele, parlando di “brutale repressione“. Le forze di sicurezza israeliane, ha affermato l’organizzazione umanitaria, “hanno usato ripetutamente e immotivatamente la forza eccessiva contro i palestinesi che protestano contro gli sgomberi forzati a Gerusalemme Est. Dopo quattro giorni, i feriti palestinesi sono almeno 840. Secondo fonti della polizia israeliana, sono stati feriti almeno 21 agenti e sette civili israeliani”. “Le prove raccolte da Amnesty International hanno evidenziato il sistematico uso della forza, illegale e immotivato, contro le proteste per lo più pacifiche dei palestinesi. A Gerusalemme Est sono stati feriti anche dei passanti e dei fedeli che pregavano durante il ramadan”, ha dichiarato Saleh Higazi, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.
L’associazione Save the children ha inoltre manifestato grande preoccupazione: “Mentre le tensioni continuano a salire a Gerusalemme, stiamo ancora una volta assistendo al coinvolgimento di bambini nelle violenze. Temiamo infatti che vi siano minorenni siano tra le oltre 300 persone ferite oggi ad Al Aqsa, poiché già 37 bambini sarebbero stati feriti o detenuti negli scontri negli ultimi due giorni. Le cicatrici fisiche ed emotive che portano oggi possono durare per tutta la vita. A meno che non ci sia una riduzione immediata dell’escalation, temiamo che molti altri bambini potrebbero essere feriti o uccisi nei prossimi giorni”, ha affermato Jason Lee, direttore dell’organizzazione nei Territori occupati della Palestina.
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