Nelle prime ore del mattino di venerdì 30 aprile almeno 44 persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite nel corso di una celebrazione religiosa in Israele. Nonostante le autorità avessero tentato di dissuaderli paventando il rischio di contagio da Covid-19, infatti, circa 100mila ebrei ultraortodossi si erano ritrovati sul monte Meron in occasione della festività religiosa Lag b’Omer, in cui è tradizione danzare e accendere falò vicino alla tomba del rabbino Simon bar Yochai e di suo figlio Eleazar ben Simeon.
Da anni c’era chi attirava l’attenzione sulle infrastrutture inadeguate a reggere una folla del genere, riporta il New York Times. Stavolta è accaduto il peggio; le informazioni sono ancora parziali e in costante aggiornamento, ma il bilancio di 44 vittime – confermato dal governo israeliano – attesta già questo episodio tra i più gravi incidenti civili nella storia del paese.
Cosa è successo alla festa religiosa in Israele
L’incidente si è originato verso l’una di notte, ma la sua dinamica non risulta ancora chiara. All’inizio si parlava del cedimento di una tribuna. Il giornale israeliano Haaretz sostiene invece che alcune persone siano inciampate sui gradini di pietra che conducevano a uno stretto passaggio in pendenza, scatenando il panico generale. Decine i partecipanti che sarebbero rimasti schiacciati dalla folla, in quella che è stata definita una “valanga umana”.
Al momento le squadre di soccorso sono sul posto per portarle in salvo i feriti. Secondo il New York Times alcuni video fanno dubitare sulla prontezza delle forze dell’ordine che, in una prima fase, avrebbero cercato di fermare le persone che cercavano di scappare; forse per un’errata valutazione della situazione, o forse per evitare che si creasse la calca anche in altre zone. Le comunicazioni sono rese ulteriormente complicate dall’interruzione delle linee telefoniche.
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