Il 22 aprile 2016 John Kerry, oggi inviato speciale degli Stati Uniti per la crisi climatica, firmava per conto di Washington l’Accordo di Parigi sul clima. Esattamente cinque anni più tardi, la nazione nordamericana ha deciso di tentare di dare nuovo impulso all’azione della comunità internazionale, nell’ottica di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Si tiene così nelle giornate di oggi, 22 aprile, e domani un summit virtuale al quale partecipano circa 40 nazioni.
40 nazioni partecipano al summit sul clima voluto da Joe Biden
Sono presenti anche i paesi che emettono le maggiori quantità di gas climalteranti: la Cina, le nazioni dell’unione europea, l’India, la Russia, il Brasile, il Canada e l’Australia. Ma anche quelle nazioni che invece sono responsabili soltanto in minima parte dei cambiamenti climatici, pur subendone fortemente le conseguenze. È il caso delle Isole Marshall, del Cile o del Gabon.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden punterà sulle “opportunità economiche” legate all’azione climatica. La trasformazione dei nostri sistemi di produzione può consentire infatti di creare posti di lavoro, ricchezza e benessere. Ed è per questo che la nuova amministrazione di Washington sembra voler porre la transizione ecologica al centro della propria azione.
Il summit costituisce inoltre, di fatto, una tappa di avvicinamento ad un altro evento fondamentale: quello che si terrà a novembre a Glasgow, in Scozia, dove è prevista la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 26). Gina McCarthy, consigliera di Biden sul clima, ha spiegato che dopo i quattro anni di negazionismo di Donald Trump, gli Stati Uniti vogliono sottolineare con il vertice multilaterale “modestamente ma anche con forza il ritorno, poiché abbiamo bisogno che tutte le nazioni tornino ad impegnarsi”.
Gli Stati Uniti potrebbero annunciare un taglio del 50% delle emissioni entro il 2030
“L’obiettivo – ha aggiunto – non è di limitare il riscaldamento climatico a 2 gradi ma a 1,5. Per questo dobbiamo investire ora, altrimenti perderemo l’opportunità di farlo”. Il trend attuale, infatti, porterebbe ancora la temperatura a crescere tra i 3 e i 4 gradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Biden si è impegnato a raggiungere la carbon neutrality – l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 – entro il 2050. Nel corso del summit potrebbe annunciare un taglio del 50 per cento delle emissioni, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Il che significherebbe raddoppiare gli impegni che erano stati indicati da Barack Obama nel 2015 (-26/28 per cento entro il 2025, rispetto al 2005). Al contempo, governi e istituzioni europee hanno raggiunto un accordo per ridurre le emissioni di “almeno il 55 per cento” entro il 2030, ma rispetto ai livelli del 1990. Mentre il Regno Unito, che ospiterà la Cop 26 (evento co-organizzato con l’Italia), ha promesso di centrare un -78 per cento entro il 2035, sempre rispetto al 1990.
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