“Siamo sull’orlo del baratro”. Sono le parole con cui lunedì il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha presentato in una conferenza stampa lo State of the global climate 2020: l’ultimo rapporto della World meteorological organization (Organizzazione meteorologica mondiale), che evidenzia come il 2020 sia stato uno dei tre anni più caldi mai registrati. La temperatura media globale è stata infatti di circa 1,2 gradi al di sopra del livello di inizio secolo, una soglia pericolosamente vicina a quella massima stabilita dall’Accordo di Parigi. L’ennesima conferma della gravità dei cambiamenti climatici.
António Guterres: “Non abbiamo tempo da perdere, i cambiamenti climatici sono qui”
Non è bastata la frenata delle attività a causa della pandemia a rallentare la crisi climatica. Le concentrazioni dei principali gas ad effetto serra, secondo il rapporto, hanno continuato ad aumentare nonostante il coronavirus. Non solo. Tra i dati più preoccupanti sono stati evidenziati anche lo scioglimento della calotta artica che ha raggiunto picchi negativi preoccupanti in due mesi del 2020, contribuendo all’innalzamento medio globale del livello dei mari, e il fatto che l’80 per cento degli oceani abbia registrato almeno un’ondata di caldo lo scorso anno.
“Questo è davvero un anno cruciale per il futuro dell’umanità – ha aggiunto Guterres –. E questo rapporto mostra che non abbiamo tempo da perdere, i cambiamenti climatici sono qui”. L’appello arriva in vista del vertice sul clima del presidente americano Joe Biden di giovedì 22 e venerdì 23 aprile, a cui parteciperanno (virtualmente) quaranta leader mondiali con l’obiettivo di coalizzare gli sforzi delle principali economie per affrontare la crisi climatica. “Questo è l’anno dell’azione. Tutti i paesi devono impegnarsi a ridurre le emissioni entro il 2050 – ha continuato il capo delle Nazioni unite –. Devono agire ora per proteggere le persone dagli effetti disastrosi del cambiamento climatico”. E devono porre fine a questa “nostra guerra contro la natura”.
Le conseguenze del riscaldamento globale
Il rapporto evidenzia come il 2020 sia stato uno dei tre anni più caldi di sempre: il 20 giugno, a Verkhoyansk, in Russia, sono stati registrati 38 gradi centigradi, la temperatura più alta registrata a nord del Circolo polare artico. Con conseguenze preoccupanti sull’innalzamento degli oceani, sempre meno in grado di mitigare i cambiamenti climatici. Per non parlare poi dei numerosi incendi, della siccità e delle ondate di caldo estremo che hanno causato molte morti e decine di miliardi di dollari di danni. L’anno scorso è stato caratterizzato da “condizioni meteorologiche estreme e sconvolgimenti climatici, alimentati delle attività antropiche, che hanno condizionato le vite di molti, distrutto i mezzi di sussistenza e costretto milioni di persone a lasciare le loro case”.
Durante la prima metà del 2020, infatti, sono stati registrati circa 9,8 milioni di spostamenti, in gran parte dovuti a pericoli idro-meteorologici e disastri, come inondazioni, siccità, uragani e smottamenti. Secondo Guterres è dunque ora di dimostrare che stiamo intraprendendo e pianificando azioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici. Il che significa anche operare dei “cambiamenti radicali” nei finanziamenti e aiutare paesi emergenti, in particolare quelli di Africa e Asia meridionale.
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