Da qualche anno gli agricoltori italiani stanno sperimentando, in diverse regioni del sud Italia, dalla Puglia alla Sicilia passando per la Calabria, la coltivazione di frutta tropicale. I cambiamenti climatici hanno reso possibile, infatti, queste produzioni anche nel nostro Paese. Dal primo studio Coldiretti “I tropicali italiani” del 2019, risultavano 500 ettari coltivati a tropicali, una superficie aumentata di 60 volte in cinque anni, con prevalenza di avocado e mango in Sicilia.
Poter contare su una produzione di frutta tropicale italiana significa avere la possibilità di acquistare frutti più economici, più freschi, più sostenibili, poiché si riducono le emissioni legate al trasporto, e più sicurezza: come sottolineava la Coldiretti, l’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8 per cento), quota inferiore di 1,6 volte alla media dell’Unione europea (1,3 per cento) e ben 7 volte a quella dei Paesi extracomunitari (5,5 per cento).
Il rischio, dietro l’angolo, con 10mila ettari potenzialmente destinati alla produzione di frutti esotici e una richiesta sempre più in aumento del mercato, è quello che si sviluppino coltivazioni intensive con ampio uso di sostanze chimiche dannose. Per avere la garanzia di un prodotto salubre per noi e per l’ambiente, non resta che favorire il biologico. E, fortunatamente, grazie alla sensibilità di alcuni agricoltori, di frutti tropicali italiani bio ne esistono già.
Frutta tropicale bio made in Sicilia
Sono un esempio gli avocado dell’Azienda agricola Campisi Gaetano di Cassabile (Siracusa). Salvatore, quarta generazione della famiglia proprietaria dell’attività, ha scelto di sfruttare la sua laurea in economia per seguire la vocazione all’agricoltura che sentiva fin da bambino e ha investito, accanto alla tradizionale produzione di limone Femminello siracusano, nella coltivazione di avocado in diverse varietà, tra cui Hass e Bacon. L’idea è nata in lui visitando alcune aziende in una zona della Spagna che erano passate alle coltivazioni di avocado. Salvatore ha deciso di coltivare con metodo biologico per tornare alle origini, all’agricoltura dei suoi nonni che usavano concimi naturali, e per offrire ai consumatori un prodotto sano e genuino. Produzione all’avanguardia e continua sperimentazione di nuove cultivar caratterizzano il lavoro quotidiano dell’azienda.
Nell’azienda agricola Fratelli Cupane, situata a Rocca di Capri Leone (Messina) e specializzata in coltivazione di agrumi e olive, è stata invece Maruzza, terza generazione della famiglia di agricoltori, a introdurre in azienda la coltivazione di avocado e mango. “Dopo gli studi in agraria, un dottorato in frutticoltura mediterranea, alcune esperienze in Spagna e un contatto con un gruppo dell’università di Palermo che si occupa di tropicali ho deciso di sperimentare la coltivazione di questi frutti esotici”, ci racconta. Oggi Maruzza porta avanti la produzione con successo: “Questo tipo di coltivazioni sono state favorite, da una parte, dalla tropicalizzazione del clima, dall’altra, dalle caratteristiche del territorio siciliano come i venti, l’esposizione, la composizione del terreno”.
Avocado e mango convivono con gli agrumi
E più un territorio è vocato, meno interventi dovrà fare l’agricoltore. Per questo Maruzza ha scelto di coltivare con metodo biologico: “Cerchiamo di rispettare l’equilibrio naturale praticando tecniche come il sovescio e la pacciamatura”. L’azienda produce avocado Hass e Fuerte e molte varietà di mango come il Tommy Atkins, “coloratissimo e profumatissimo”, e il Keitt, “dalle notevoli dimensioni, la buccia giallo-verde e un sapore intenso”. Nonostante la gratificazione che le portano questi frutti tropicali, Maruzza è certa che non estirperà mai le colture tradizionali di agrumi. Anzi, molte tecniche applicate alla frutta tropicale si sono rivelate utili per migliorare la produzione negli agrumeti. “E se non avessi prodotto i frutti tropicali non avrei mai iniziato a sperimentare la vendita della frutta online attraverso Biorfarm, avvicinandomi così ai consumatori”.
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