A pochi giorni dall’entrata in vigore della direttiva europea che mette al bando alcuni oggetti in plastica monouso, tra i principali responsabili dell’inquinamento che soffoca gli oceani, anche la Nuova Zelanda segna un importante passo avanti nella stessa direzione. Domenica 27 giugno, infatti, il ministro dell’Ambiente David Parker ha reso nota la tabella di marcia con cui verrà tolta dalla circolazione una lunga serie di prodotti in plastica usa e getta o difficile da riciclare.
La tabella di marcia per l’addio alla plastica usa e getta in Nuova Zelanda
Si inizia nel 2022 con i vassoi per la carne in pvc, il packaging per alimenti e bevande in polistirolo espanso e quello in polistirolo per le pietanze da asporto, le plastiche oxo-degradabili, i miscelatori per bibite e i cotton fioc. Entro la metà del 2023 invece bisognerà fare a meno di sacchetti in plastica usati come packaging, etichette, cannucce, e infine di piatti e posate usa e getta. Nel 2025 verrà poi bandito qualsiasi altro contenitore per alimenti e bevande in polistirolo e pvc, inclusi per esempio i vasetti degli yogurt.
“Queste tipologie di plastica spesso vengono smaltite come rifiuti nelle discariche e causano inquinamento del suolo, dei corsi d’acqua e dell’oceano. Ridurre i rifiuti in plastica avrà conseguenze positive per l’ambiente e ci assicurerà di essere all’altezza della nostra reputazione verde ed ecologica”, ha dichiarato Parker tramite una nota.
Analogie e differenze con la direttiva europea
L’Unione europea è arrivata in anticipo, visto che già il 3 luglio 2021 entrerà in vigore la direttiva che mette al bando la plastica usa e getta, portando a compimento un iter iniziato nel 2018. Ciò significa che non saranno più immessi sul mercato posate, piatti, cotton fioc, cannucce, miscelatori per bevande, palette e bastoncini dei palloncini in plastica usa e getta, poiché esistono alternative valide ed economiche. Saranno inclusi nel divieto alcuni oggetti in polistirolo espanso e anche le plastiche oxo-degradabili.
Il governo di Jacinda Ardern deve accelerare sull’ambiente
Se è vero che l’inquinamento degli oceani è un problema globale, è vero anche che un cittadino neozelandese medio produce 159 grammi di rifiuti in plastica al giorno, uno dei dati più elevati al mondo. Dopo il primo stop all’uso di sacchetti imposto nel 2019, il governo ha aperto una consultazione pubblica sull’eventualità di estendere questo divieto, trovando un vasto sostegno da parte di cittadini e aziende. Il risultato è la roadmap appena pubblicata, un compromesso tra le esigenze dell’ambiente e quelle delle aziende, chiamate a riconvertire i propri processi.
Così facendo Jacinda Ardern, riconfermata come prima ministra della Nuova Zelanda, cerca di andare incontro a chi le chiede un’azione più incisiva per la tutela del Pianeta. Durante il primo mandato il suo margine d’azione era limitato, considerata anche la presenza del partito conservatore New Zealand First nella coalizione di governo. A seguito delle elezioni del 2020 quest’ultimo è rimasto senza alcun seggio in Parlamento, e il partito laburista di Ardern ha ottenuto 64 seggi su 120, con l’appoggio esterno dei Verdi. All’indomani del trionfo elettorale il Parlamento di Wellington ha dichiarato lo stato di emergenza climatica, con la promessa di raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.
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