Il Comitato olimpico internazionale (Cio) pianterà 355mila alberi in Mali e Senegal per compensare le emissioni di gas ad effetto serra, di CO2, delle Olimpiadi di Tokyo 2020, con l’obiettivo finale di rendere i Giochi un po’ più sostenibili. Gli alberi diventeranno una “foresta olimpica” e saranno parte della Grande muraglia verde, il progetto per rallentare l’avanzata del Sahara nella regione del Sahel attraverso una lunghissima cintura arborea al confine del deserto. “La foresta olimpica ci aiuterà a diventare climate positive“, ha detto il presidente del Cio Thomas Bach. In realtà, sono due le parole importanti nella comunicazione del Comitato olimpico internazionale su questa iniziativa: nativi e inevitabili.
I vantaggi della foresta olimpica
Gli alberi che saranno piantati nella foresta olimpica di Mali e Senegal sono infatti originari dell’area. Purtroppo nei progetti di carbon offset – gli strumenti finanziari ed ecologici per compensare le emissioni di CO2 di aziende ed eventi dove non si riesce a tagliarle, di solito piantando alberi e creando foreste – non è scontato: spesso vengono scelte specie aliene, come pini o eucalipti, a crescita rapida (quindi ottime per la comunicazione), ma nocive per l’equilibrio degli ecosistemi. Il Cio ha anche sottolineato che la foresta olimpica serve a compensare le emissioni di gas ad effetto serra “inevitabili”, un modo per superare – almeno a parole – i limiti dell’attuale modello di business: usare gli schemi di carbon offset come scusa per non dovere ridurre emissioni alla fonte, quindi nell’organizzazione stessa dell’evento.
I progetti di sostenibilità del Cio
Il Cio fa parte delle organizzazioni che hanno aderito ai principi dell’Accordo di Parigi del 2015 e si è formalmente impegnato a ridurre le sue emissioni del 30 per cento entro il 2024 e del 45 per cento entro il 2030. E a compensare il cento per cento di quelle che non riesce a tagliare. A gennaio il Comitato olimpico si è impegnato a diventare, appunto, climate positive dopo il 2030. Ciò significa che le sue attività e iniziative rimuoveranno più CO2 dall’atmosfera di quanta ne emetteranno.
Per riuscirci diventano fondamentali alcuni progetti, proprio come nel caso della foresta olimpica, che avrà un’estensione finale di 2120 ettari intorno a novanta villaggi di Mali e Senegal e dovrebbe assorbire 200mila tonnellate di CO2 dall’atmosfera. Si tratta di una quota che corrisponde alle emissioni del Cio dei prossimi tre anni, o a 32mila voli andata e ritorno tra Ginevra e Tokyo.
La scelta di lavorare alla Grande muraglia verde è significativa: si tratta di uno dei progetti di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici più importanti al mondo. La sua creazione è partita nel 2007 con l’idea di creare una fascia verde di ottomila chilometri, larga quanto l’Africa: un vero e proprio recinto di alberi contro il deserto, che nell’ultimo secolo è cresciuto del dieci per cento. La muraglia attuale presenta un’estensione pari al quindici per cento di quella che avrà alla fine dei lavori e attraversa una decina di paesi. Il Cio ha scelto Mali e Senegal perché quest’ultimo stato, nel 2026, ospiterà a Dakar i Giochi olimpici giovanili. Il che rappresenterà il primo evento olimpico in Africa di sempre.
La strada per un’Olimpiade sostenibile è ancora lunga
Riuscire a diventare autenticamente sostenibili è decisivo per il futuro dei grandi eventi sportivi come i Giochi olimpici. Il comitato organizzativo di Tokyo 2021 ha aderito ai principi dello Sports for Climate Action Framework, un protocollo che prevede un’articolata strategia di riduzione dell’impatto dello sport sul Pianeta.
Questo schema di “minimal impact games” prevede la riduzione del consumo di energia e risorse, l’uso massiccio di fonti rinnovabili, dei veicoli a basso impatto e dei trasporto pubblico, politiche di zero rifiuti, il riuso di impianti prevedenti. Tagliare l’impatto di un grande evento non è però facile: lo studio Carbon footprint of the Games pubblicato dalla Cambridge University Press, per Tokyo prevede un conteggio totale di 2730 milioni di tonnellate di CO2.
Al netto di progetti come quello della Grande muraglia verde, tutti gli sforzi in loco permettono di ridurre le emissioni solo del 9,2 per cento rispetto alle pratiche consolidate. Il protocollo Sports for Climate Action Framework prevede ulteriori riduzioni per i Giochi di Parigi 2024 e Los Angeles 2028. Al di là delle parole, delle promesse e dei 355mila alberi in Africa, la strada per avere un’Olimpiade autenticamente verde è ancora lunga.
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