Sappiamo cos’è l’ecocidio, perché ne sentiamo parlare dagli anni Settanta e l’abbiamo visto succedere in ogni angolo del mondo. È un crimine contro il Pianeta – e, di conseguenza, contro piante, animali ed esseri umani che lo abitano – che provoca gravi danni agli ecosistemi, al clima, alla cultura e allo stile di vita delle comunità. Fino a oggi, però, è sempre mancata una definizione legale di ecocidio, indispensabile per far sì che esso venga perseguito dalla Corte penale internazionale. A colmare questo vuoto ha provveduto una squadra di giuristi.
La prima definizione legale di ecocidio
“Ai fini del presente Statuto, per ‘ecocidio’ si intendono gli atti illeciti o sconsiderati commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità di gravi danni all’ambiente, diffusi o di lunga durata, causati da tali atti”. Questa è la definizione legale di ecocidio che gli esperti, riuniti nella coalizione Stop ecocide, chiedono di inserire nello Statuto di Roma, cioè il trattato che definisce i principi, la giurisdizione, la composizione e le funzioni della Corte penale internazionale. Se la proposta venisse approvata, sarebbe il primo reato aggiunto dal 1945. Ad oggi ricadono nella giurisdizione della corte solo i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, il genocidio e il reato di aggressione; i danni ambientali possono essere perseguiti soltanto se avvengono durante un conflitto armato. Questa, sostengono i legali, offre allo Statuto di Roma “l’opportunità di rispondere alle sfide odierne”.
Cosa manca per l’ufficialità del reato di ecocidio
Questo è l’esito del lavoro di 12 illustri giuristi, guidati dal britannico Philippe Sands Qc e dalla senegalese Dior Fall Sow, che si sono a loro volta consultati con esponenti del mondo politico, economico, religioso, giovanile e dei popoli indigeni. “La definizione che ne risulta è ben bilanciata tra ciò che deve essere fatto concretamente per proteggere gli ecosistemi e ciò che risulterà accettabile per gli Stati. È concisa, si basa su solidi precedenti legali e si integrerà bene con le leggi esistenti”, spiega Jojo Mehta, a capo della fondazione Stop Ecocide. “I governi la prenderanno sul serio e offre uno strumento legale operativo che corrisponde a un’esigenza globale, reale e urgente”.
Ora servono altri passaggi per rendere l’ecocidio un crimine internazionale. Innanzitutto, ciascuno dei 123 stati che hanno ratificato o aderito allo Statuto di Roma potrà proporre un emendamento. Dopodiché, la modifica dovrà essere sottoposta alla prossima assemblea della Corte penale internazionale, dove per l’approvazione servirà una maggioranza dei due terzi. Contattata da Euronews, Kate Mackintosh, direttrice esecutiva del Promise Institute for Human Rights presso la Ucla School of Law, fa sapere che alcuni stati hanno già mostrato interesse. “Ma il supporto della società civile, così come dei parlamentari degli stati membri, sarà cruciale per ottenere questo risultato”, conclude.
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