È di almeno 160 morti il drammatico bilancio di un attacco perpetrato nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 giugno a Solhan, nel Burkina Faso. Alcuni individui armati hanno effettuato, attorno alle 2 di notte, un’incursione contro la popolazione civile della località, situata nella provincia di Yagha, provocando anche il ferimento di decine di persone.
Sospettati dell’attacco i gruppi jihadisti della zona “delle tre frontiere”
Un primo bilancio aveva parlato di 132 morti, ma i dati sono stati aggiornati nella giornata di domenica 6 giugno. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si è detto “indignato per la strage, che ha colpito anche dei bambini” e ha condannato “con forza questo orribile attacco”. Sottolineando la “necessità urgente di rafforzare il sostegno da parte della comunità internazionale nella lotta contro la violenza estremista”.
I corpi delle vittime sono stati seppelliti in tre fosse comuni dalla popolazione locale. Si tratta del peggiore attentato dall’inizio delle violenze perpetrate dai gruppi jihadisti nel Burkina Faso, ovvero dal 2015. È proprio sui gruppi di integralisti islamici che si concentrano infatti i sospetti.
Sono 1.400 i morti dal 2015 nel Burkina Faso
La piccola località di Solhan, a circa quindici chilometri da Sebba, capoluogo della provincia, è situata infatti nell’area chiamata “delle tre frontiere”. Tra lo stesso Burkina Faso, il Mali e il Niger. Una zona regolarmente “battuta” da gruppi estremisti legati alle organizzazioni al-Qaeda e Isis.
Di fronte alla recrudescenza delle violenze, a partire dal 5 maggio il governo di Ouagadougou ha lanciato una vasta operazione per tentare di contenere i gruppi armati. Nonostante ciò le forze di sicurezza faticano ad evitare le stragi, che dal 2015 ad oggi hanno provocato più di 1.400 morti e la fuga di oltre un milione di persone.
Sabato il governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per commemorare le vittime dell’attacco di Solhan.
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