Sappiamo tutti che il tempo passa inesorabile. Ma quando da questo tempo dipende la vita del e sul nostro Pianeta non ci sono giri di parole che tengano. Agire ora, agire subito, perché è già tardi. Per ricordarcelo e renderlo ancora più chiaro, c’è un orologio che scandisce i minuti, i giorni e gli anni – pochi – che restano prima che la crisi climatica sia irreversibile con conseguenze disastrose per la nostra vita e quella della Terra. È il Climate clock, apparso l’anno scorso a Union square a Manhattan a New York dall’idea di due artisti americani, Gan Golan e Andrew Boyd, e proprio nella Giornata mondiale per l’ambiente è arrivato anche in Italia.
Secondo il Climate clock abbiamo meno di sette anni per agire
Il Climate clock, il primo orologio del clima italiano, è stato installato sulla facciata del Ministero della Transizione ecologica a Roma, per ricordare che abbiamo meno di sette anni per agire per mantenere l’aumento della temperatura media globale entro i 1,5 gradi, come auspicato dall’Accordo di Parigi. La cifra ovviamente può variare, dipendendo dalle azioni che i governi intraprenderanno. Inoltre, indica anche la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel mondo, proprio per ricordare che le azioni più significative avverranno solo attraverso la transizione energetica, lasciando alle spalle l’era dei combustibili fossili.
“Il tempo che questi orologi indicano è il tempo che abbiamo per agire. Un tempo che possiamo invertire”, ha affermato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani durante l’inaugurazione del 4 giugno. “La transizione ecologica è lo strumento principale per spostare queste lancette e liberarci dalla spada di Damocle dei rischi a cui ci espongono i cambiamenti climatici. L’ora che segna è l’ora della volontà”.
L’ora che segna è l’ora della volontà
Il calcolo del tempo utile per agire, per l’esattezza sei anni e 211 giorni, è stato calcolato dagli scienziati del Mercator research institute on global commons and climate change (Mcc), che si unisce agli studi, come quello dell’Ipcc, che invitano i governi del mondo ad agire urgentemente. Questo ancor più importante in vista della Cop 26, che si terrà a Glasgow a novembre, dove i paesi dovranno trovare nuovi accordi e strade comuni per l’azione climatica. “Nei prossimi mesi ci attendono sfide fondamentali, dal G20 Ambiente, Clima ed Energia fino alla Cop 26 sul clima a Glasgow, passando per la Youth4Climate e la PreCop che ospiteremo nel nostro Paese”, ricorda infatti Cingolani.
Sensibilizzare all’azione climatica
L’obiettivo del Climate clock è anche quello di smuovere le coscienze delle persone. “La battaglia contro il riscaldamento globale è la sfida del Ventunesimo secolo”, ha dichiarato l’amministratore delegato del Gestore dei servizi energetici (Gse), Roberto Moneta. “Si tratta di una sfida che richiede una decisa accelerazione per essere vinta. Le energie rinnovabili saranno le leve principali e agire la parola chiave per esprimere quel cambiamento culturale necessario ad aggiungere tempo prezioso alla lifeline del nostro Pianeta”.
E ancor più significativa è l’installazione del Climate clock sulla facciata del Ministero della transizione ecologica, il nuovo dicastero voluto dal governo Draghi come evoluzione del Ministero dell’Ambiente, che ha appunto l’obiettivo di gestire l’interdipendenza della sfida climatica e di quella energetica, sottolineare la connessione intima tra ambiente, energia e sviluppo.
Insieme ai numeri del clima, il dislpay dell’orologio mostra anche alcune citazioni di scienziati, attivisti e artisti che si sono battuti e si battono per l’ambiente: “La CO2 è come il sale, indispensabile alla nostra vita, ma velenosa se in eccesso”, del chimico James Lovelock; “Non abbiamo più tempo per essere pessimisti”, dell’analista ambientale e fondatore del Worldwatch Institute, Lester R. Brown; “Il futuro ci giudicherà soprattutto per quello che potevamo fare e non abbiamo fatto”, del regista Ermanno Olmi; “L’immutabilità è il mutare della Natura”, della poetessa Emily Dickinson; “La gestione sostenibile delle nostre risorse naturali promuoverà la pace”, del premio Nobel per la pace Wangari Maathai; “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”, del capo nativo americano See-ahth.
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