Sfila sotto i massicci più alti, accarezza le dolci colline del vino, scivola lungo litorali lineari, pennella l’appennino con i colori variopinti delle sue maglie. Non è il Giro d’Italia ma gli assomiglia molto: l’organizzazione è la stessa, così come le linee del traguardo, le tappe solo un po’ più corte. È il Giro-E, manifestazione amatoriale che si svolge con biciclette a pedalata assistita negli stessi giorni e sulle stesse strade della Corsa Rosa, quest’anno dall’8 al 30 maggio con inizio a Torino e conclusione a Milano. Noi abbiamo seguito la Sulmona-Campo Felice, tappa durissima da quasi 100 chilometri con arrivo in salita a 1655 metri e siamo saliti in sella per la Rieti-Foligno, 86 km di piacere in un panorama spettacolare.
Il serpentone dei ciclisti in gara è un’entità con una propria personalità. Si allunga, si compatta, a volte si sfrangia, con gruppetti che si staccano e si riavvicinano, anche quando la sfida è goliardica, semplicemente un’occasione per godersi la bicicletta e i paesaggi del Bel Paese, l’emozione di vivere un assaggio del Giro d’Italia. Gli atleti del Giro-E percorrono approssimativamente gli ultimi 100 chilometri della tappa dei professionisti, passando sulle stesse strade un paio di ore prima di loro, incitati dal tifo del Giro, una tradizione che si consolida anche ora che siamo alla centoquattresima edizione.
Cos’è il Giro-E
Il Giro-E è una e-bike experience al suo terzo anno di vita. “Non è un evento agonistico, è un’esperienza in cui si respira l’atmosfera del Giro”, racconta Roberto Salvador, direttore dell’evento. “I nostri atleti si sentono un po’ come i professionisti perché li trattiamo come tali, facciamo prove di regolarità, volate al traguardo, ma tutto in un’atmosfera di divertimento”. È probabilmente quanto di più vicino al Giro un cicloamatore potrà mai vivere.
Le squadre hanno ammiraglie e meccanici, scorta tecnica e biciclette di altissimo livello, gioielli di tecnologia e leggerezza. E soprattutto, sono capitanate da ex professionisti della statura di Max Lelli, Andrea Tafi o Moreno Moser, a cui carpire trucchi e segreti. Al termine di ogni tappa vengono assegnate le maglie per i leader di classifica, dopodiché gli e-bikers si godono l’arrivo del Giro d’Italia a poche centinaia di metri dal traguardo – ma non prima di aver rivissuto sugli schermi in diretta le fatiche che ora tocca agli atleti, quelli veri, affrontare. Quelli che riescono a cavalcare le bici a velocità supersoniche, senza l’aiuto di alcun motore elettrico.
Bici dal cuore elettrico: un jolly da giocare all’occorrenza
Sole, vento, pioggia e profumo di primavera. Dolci declivi, lungomare piatti e salite impervie. I chilometri in bici li senti nelle gambe, nel cuore, nei polmoni che bruciano, percepisci la forza del gruppo che ti risucchia con sé e ti dà un po’ di respiro, ti fa scivolare con più semplicità sulla strada liscia. Poi molli, rimani indietro, e l’aria pesa a spostarla, ti fai piccola piccola per fenderla meglio, cambi i rapporti, quel rumore familiare di corona e pignone che fluidamente scorrono su ruote dentate come per un miracolo, i pedali che girano più veloci, si fanno più leggeri. La salita si fa rispettare e perdona poco chi non è allenato. Un compagno di squadra ti affianca, senti una mano sulla schiena e la bici che va più veloce: una spinta per aiutarti su quella salita che sembra non finire mai, a riprova del gioco di squadra che è il Giro-E. In extremis, chiedi un aiuto a quella potenza invisibile, a quei watt custoditi discretamente nel cuore elettrico della bicicletta. Solo un soffio, per arrivare in cima alla salita, recuperare i compagni e respirare di nuovo nel gruppo. E continuare a pedalare.
È la magia della e-bike, che non toglie la fatica, ma ti infila un jolly nella manica. E fa riscoprire il gusto di pedalare anche a chi non è in forma, non è allenato e ha paura di non farcela. È il Giro che si avvicina agli appassionati ed entra nelle gambe e nei polmoni di chi già ce lo ha nel cuore. Perché non è vero che con le bici elettriche non si fa fatica, soprattutto quando si superano i 25 chilometri orari e il motore esce di scena. Chiedetelo ai cicloamatori esperti e agli ex professionisti che partecipano a queste tappe, più brevi di quelle calcate dai pro ma ugualmente emozionanti.
Sono in molti a essersi lasciati conquistare dalle e-bike, a percepire le potenzialità e l’utilità di una risorsa che non fa della bici un motorino, come pensa qualcuno, ma regala opportunità in più, di vivere esperienze uniche con amici più forti, su salite più ripide o percorsi più lunghi e altrimenti irraggiungibili. Toccare una libertà più grande, la strada davanti, il silenzio intorno, una meta nella testa. Com’è vero che il viaggio è la strada che ti conduce a destinazione e non necessariamente quest’ultima!
Ma proprio perché la bicicletta a pedalata assistita permette di spingersi oltre e raggiungere luoghi meno battuti, è importante che gli e-bikers coltivino una certa dose di educazione e sensibilità ambientale: la diffusione del turismo attivo e in bici deve andare di pari passo con la difesa del patrimonio ambientale su cui questo nuova utenza va a pesare. Ed è anche in questo senso che si muove Giro-E.
Al lavoro per una maggiore sostenibilità
“Il Giro-E ha l’obiettivo di promuovere la mobilità sostenibile e avvicinare le persone alla e-bike come alternativa alle auto e moto alimentate a combustibili fossili”, spiega Salvador. “Il Giro-E ha preso il via nel 2019, dopo l’edizione zero del 2018, sull’onda di altri eventi che hanno riproposto sport tradizionalmente a motore, come la Formula1, in chiave elettrica”.
La sensibilità sempre maggiore per l’ambiente e la sostenibilità, l’impegno di aziende e realtà diverse verso nuovi stili di vita, arricchisce ogni anno l’evento aprendolo a nuove iniziative.
Le città di partenza di ogni tappa (diverse da quelle del Giro d’Italia perché come abbiamo detto il percorso è più corto), sono fortemente coinvolte nel progetto Giro-E che diventa l’occasione per promuovere rispetto dell’ambiente, raccolta differenziata, risparmio energetico ed elettrificazione dei trasporti. Questo si traduce nell’istallazione di colonnine di ricarica per le auto, nella creazione di nuovi percorsi ciclabili attrezzati anche per le e-bike e nell’offerta da parte delle strutture alberghiere di servizi di custodia, assistenza e ricarica di bici elettriche.
Giro-E, una carovana sempre più pulita
La piazza è piena di auto e furgoni in attesa di partire per la tappa. Seduti sull’ammiraglia della squadra, incolonnati dietro al gruppo di ciclisti insieme a mezzi di supporto, ai tecnici e alla scorta, automaticamente pensiamo a traffico, città e smog. Fino a che non ci mettiamo in moto, nel silenzio discreto dell’auto elettrica: protagonisti di questa festa rimangono i ciclisti e l’eccitazione del momento con le sue voci, i suoi suoni, i suoi tifosi. Non il rumore dei motori.
Il Giro-E, e a maggior ragione il Giro d’Italia, spinge verso una carovana con auto elettriche o ibride, anche grazie a una partnership con Toyota. Un grande passo per i ciclisti, che non si trovano a dover respirare fumi inquinanti e asfissianti, e per l’ambiente, visto che il Giro, rosa o viola che sia, attraversa l’Italia in lungo e in largo e spesso anche i parchi naturali.
“Non è obbligatorio per i team avere auto elettriche ma creiamo una sensibilità in tal senso”, continua Salvador. Entro un paio di edizioni l’organizzazione punta a diventare emissioni zero e già dal prossimo anno prevede di usare anche furgoni elettrici, la cui tecnologia e autonomia è aumentata sensibilmente. L’idea è anche di inserire una maglia per la sostenibilità: per conquistarla i team dovranno presentarsi con mezzi elettrici, maglie riciclate o adottare altre misure green.
Tra turismo e nuovi modelli di mobilità
Il Giro-E offre un assist a tutto quello che gira intorno al turismo lento, attivo e alla mobilità sostenibile, e non solo alla prestazione sportiva in senso stretto. È un’occasione perfetta per promuovere l’Italia e implementare a livello locale soluzioni innovative e meno impattanti sull’ambiente.
Per questo l’Agenzia Nazionale del Turismo (Enit) è da sempre partner del Giro-E, ha un team formato da giornalisti e influencer stranieri ed è main sponsor di quest’edizione, che accompagna anche con una nuova radio via web. I numeri dell’agenzia mostrano che circa la metà dei vacanzieri attivi in Italia praticano cicloturismo. “Siamo entusiasti di toccare con il Giro e Enit i luoghi suggestivi dell’Italia”, commenta Giovanni Bastianelli, direttore di Enit. “Per la sua natura itinerante il ciclismo è lo sport che più di ogni altro, riesce a raccontare le bellezze dei territori, arrivando nelle case e nei cuori delle persone, e piace soprattutto agli stranieri. La bici allarga gli orizzonti”, aggiunge. E chi non è rimasto a bocca aperta vendendo le immagini meravigliose dei luoghi in cui passa il Giro dal nord al sud Italia?
Anche Trenitalia Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha una propria squadra al Giro-E: qui si rafforza il legame tra treno e bicicletta, due mezzi tra i più sostenibili, meno impattanti sull’ambiente e meno energivori. I numeri rilevati dall’ente mostrano che negli anni i passeggeri con bici a seguito sono aumentati e rappresentano tipologie di persone variegate.
Nei luoghi a maggior vocazione turistica i treni regionali sono stati attrezzati per portare un numero maggiore di biciclette rispetto allo standard previsto, come in Abruzzo, lungo la ciclovia dei trabocchi, o in Friuli Venezia Giulia, che ha allestito due carrozze intere per il trasporto cicli. Per garantire lo sviluppo di una mobilità sostenibile anche per i pendolari, il Gruppo ha potenziato l’integrazione del treno con diverse modalità di trasporto verso un trasporto sempre più intermodale: favorire l’utilizzo dei treni agevolando il primo e l’ultimo miglio del viaggio con mezzi in sharing o dolci. Oggi ogni regionale ha posti bici a disposizione e sui treni di nuova generazione c’è anche la possibilità di ricaricare le e-bike. E dalla fine del 2020 è possibile portare la propria due ruote anche a bordo degli Intercity. Una visione che sicuramente va nella direzione giusta.
Lo sport per la salute, l’impegno del Giro-E su prevenzione e inclusione
Il Giro-E, attraverso il team Fly Centro Diagnostico Italiano si è fatto promotore anche di un messaggio legato alla salute: sport come prevenzione e inclusione. “L’avventura di Fly è iniziata come una scommessa: coinvolgere ragazzi affetti da diabete 1 a pedalare insieme, a praticare, nonostante la malattia, il proprio sport preferito a livello semiprofessionistico”, spiega Amedeo Tabini, presidelte di Fly Cycling. Lo sport fa bene anche, e forse soprattutto, a chi è affetto da patologie croniche come diabete o malattie cardiovascolari (sempre con la supervisione del medico). “Ovviamente i nostri atleti pongono un’attenzione particolare nella preparazione della gara, nel nutrirsi in modo corretto prima e dopo lo sforzo fisico, nell’uso degli integratori, nel dosare correttamente le proprie forze”, aggiunge. Perché la bicicletta elettrica? Perché permette di avvicinarsi al ciclismo con meno timore anche all’inizio, offre maggiore sicurezza e un aiuto in più per vincere la paura di non farcela. Come spesso accade, le buone idee vanno a braccetto.
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