Era il 1991 quando gli ultimi rinoceronti del parco nazionale di Gonarezhou, in Zimbabwe, venivano uccisi dai bracconieri che volevano impossessarsi dei loro corni. Sono passati trent’anni da quel momento e ora il parco è finalmente pronto ad accogliere di nuovo questi animali maestosi.
I rinoceronti tornano nel parco di Gonarezhou
Giovedì 13 maggio, le autorità del parco di Gonarezhou, che in lingua shona significa “la casa degli elefanti”, hanno comunicato che verranno reintrodotti alcuni esemplari di rinoceronti bianchi e neri. Per motivi di sicurezza, però, non è stato reso noto il loro esatto numero: molto spesso questa informazione viene omessa al pubblico per evitare di attirare i bracconieri e vanificare gli sforzi fatti.
Le autorità del parco, che si estende per oltre 35mila chilometri quadrati, stavano aspettando da tempo questo momento, ma a causa della pandemia di coronavirus, che nel paese ha registrato più di 40mila casi, hanno dovuto rimandare l’operazione a quest’anno.
Il presidente zimbabwiano Emmerson Mnangagwa ha scritto su Twitter che la loro reintroduzione rappresenta una conquista straordinaria per la conservazione, specialmente se si considera che negli anni Novanta nel paese vivevano solo cento esemplari.
Negli anni, i paesi che hanno la fortuna di condividere i loro territori con questi animali hanno tentato varie strategie per salvarli dall’estinzione. C’è chi ha pensato di ricollocarli in zone più sicure, chi ha assunto delle vere e proprie guardie del corpo o dei cani antibracconaggio per proteggerli, chi ha tentato di inserire nel mercato illegale dei corni finti per confondere gli acquirenti. Alcune specie di rinoceronte però sono così minacciate che si sta persino provando con la fertilizzazione in vitro per cercare di salvarli. È il caso del rinoceronte bianco settentrionale, di cui al mondo rimangono solamente due esemplari femmina: Fatu e Najin.
Oggi in Zimbabwe è presente la quarta popolazione di rinoceronti più grande del continente, dopo il Sudafrica, la Namibia e il Kenya, ma il loro numero totale si aggira comunque intorno a mille esemplari. La speranza ora è che la loro reintroduzione, abbinata a maggiori sforzi per proteggerli, possa contribuire a ripopolare quelle zone e ridare a questi animali la loro casa.
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