Un’avventura nella giungla indonesiana durata 15 anni, un emozionante giro intorno al mondo al cospetto di un pianeta in crisi e tante storie attuali su tematiche scottanti e coinvolgenti. Sono questi gli ingredienti che hanno convinto la giuria del Riviera international film festival 2021 , quinta edizione della manifestazione dedicata ai registi under 35 e ai documentari ambientali che, dando prova di coraggio, passione e determinazione, ha riportato in scena il cinema e i suoi protagonisti.
Una scelta non facile quella del presidente Stefano Gallini Durante, del direttore esecutivo Vito D’Onghia e di tutto il team del Riff, che hanno deciso di tornare (almeno parzialmente) in presenza, nonostante le tante incertezze dettate dalla pandemia. L’accoglienza e la partecipazione del pubblico e degli ospiti e il sostegno delle istituzioni hanno però dato ragione al festival, che è stato tra i primi d’Europa a ripartire dal vivo. Come sempre, a Sestri Levante, in Liguria.
La quinta edizione del Riviera international film festival 2021
Dopo la prima settimana di eventi in streaming sulla piattaforma di mymovies.it, dal 20 al 27 maggio, il Riff 2021 ha dato il via a una tre giorni dal vivo del festival, dal 27 al 30 maggio, con le proiezioni di film e i documentari al cinema Ariston di Sestri Levante e le masterclass organizzate presso il Riff lounge allestito in piazza Matteotti. Ed è qui che domenica 30 maggio sono stati proclamati tutti i vincitori di questa edizione.
Tra gli ospiti anche il produttore di Oliver Stone Eric Kopeloff (giurato della sezione film) e l’attrice e produttrice statunitense Aubrey Plaza (premiata con l’Icon award 2021) e che ha presentato in anteprima nazionale il suo film Black bear, selezionato anche dal Sundance film festival.
Riviera international film festival 2021, i film vincitori
La giuria film del concorso dedicato ai registi under 35, presieduta dal dal regista e sceneggiatore premio Oscar Kenneth Lonergan, ha premiato come miglior film l’ungherese As far as I know di Nandor Lorincz e Balint Nagy, registi di cortometraggi di successo, oltre che di progetti commerciali, musicali e televisivi. L’opera racconta il deragliamento di una giovane coppia in carriera dopo che la donna denuncia una violenza sessuale da parte di uno sconosciuto. La polizia non riesce a provare il fatto e l’uomo finisce per perdere fiducia nella compagna, rivelando fratture profonde e inconfessate.
Due importanti riconoscimenti sono andati al film danese A perfectly normal family, premiato per la miglior regia, andata a Malou Reyman e la miglior attrice alla tredicenne Kaya Toft Loholt. Miglior attore è stato Julian Vergov (German lessons), mentre il pubblico ha assegnato l’Audience Award allo svizzero Spagat di Christian Johannes Koch.
Newtopia e The magnitude of all things, i documentari ambientali vincitori
Sempre più attento alle tematiche ambientali, il Riff 2021 ha deciso quest’anno di raddoppiare i titoli della sezione dedicata ai documentari ambientali, passata da cinque a dieci film in concorso. A guidare la giuria è stato chiamato Andrea Crosta, fondatore della Earth league International (Eli), la prima agenzia di intelligence al mondo specializzata nel contrasto ai crimini contro il pianeta. Insieme a lui anche il documentarista Davide Demichelis e una delle più influenti agenti americane, Maren Olson.
A loro il compito di giudicare i titoli in gara, selezionati dal responsabile della programmazione Massimo Santimone, che ogni anno cerca tra il meglio della produzione internazionale. Il risultato è stato un excursus su alcuni dei temi sociali e ambientali più discussi e urgenti del momento. Dallo scandalo del disboscamento illegale, raccontato in Wood, all’annoso tema del nucleare, affrontato in Nuclear forever, fino alle minacce che affliggono i mari documentate in Envoy: shurk cull e in Current sea.
A conquistare la giuria è stato però il norvegese Newtopia, premiato come miglior documentario al Riff 2021. A realizzarlo – nel corso di ben 15 anni – è stato Audun Amundsen, “avventuroso e ingenuo viaggiatore” (come lui stesso si autodefinisce), partito dalla Norvegia alla ricerca di un mondo utopico nel cuore della giungla indonesiana. Quasi un “regista per caso”, che grazie alla sincera amicizia nata con lo sciamano Aman Paksa dell’isola di Mentawai, della sua famiglia e della sua comunità, ha saputo documentare una realtà “fuori dal tempo” e insieme la parabola di un uomo (Aman Paksa) e del suo viaggio verso la modernità, quando a un certo punto decide di lasciare la giungla e di trasferirsi in città.
Una storia che trova la sua grande forza nel farsi anche metafora dei nostri tempi, come dichiarato durante la consegna dei premi da Andrea Crosta: “Una vittoria meritata per l’originalità della storia dall’alto livello simbolico, soprattutto durante una pandemia, e per lo sforzo umano necessario nel realizzarla”. Collegato via streaming, il regista Audun Amundsen ha ricevuto il premio, dicendosi onorato e felice che il suo film possa essere visto in Italia e nel mondo e ringraziando Aman Paksa, la sua famiglia e tutte le persone dell’isola di Mentawai.
A meritare una menzione speciale al Riff 2021 è stato inoltre il documentario The magnitude of all things della regista canadese, Jennifer Abbott. Un film “con un linguaggio molto diverso da Newtopia, ma altrettanto avvincente”, ha commentato il giornalista Davide Demichelis nell’assegnare il premio. “La regista è riuscita a creare un parallelismo tra la malattia di sua sorella, colpita dal cancro, e la malattia del pianeta Terra, attraverso le storie di personaggi lontani e diversi, impegnati nella difesa dell’ambiente. Un risultato dal forte impatto emotivo, reso possibile anche grazie a musiche e immagini e che accompagnano lo spettatore al cuore della storia”.
La sfida del cinema per parlare di temi urgenti
Titoli che alla qualità artistica, affiancano una preziosa missione: quella di parlare al pubblico di temi urgenti e ancora troppo ignorati o trascurati. Una sfida che il cinema italiano non ha ancora saputo cogliere fino in fondo, con pochi documentari capaci di raccontare la crisi ambientale nelle sue tante sfaccettature.
Unico documentario italiano in gara era A riveder le stelle di Emanuele Caruso, un apologo sul futuro del pianeta e dell’umanità, girato nel Parco nazionale della Val Grande, all’estremo nord del Piemonte. Molto apprezzato dal presidente di giuria Andrea Crosta, che ha però ribadito l’importanza anche per il cinema italiano di dare alle proprie opere un respiro internazionale, per poter prendere finalmente il largo.
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