L’Artico si sta scaldando più velocemente di quanto immaginato finora. Se infatti precedenti stime avevano già evidenziato come il riscaldamento globale incida in modo più marcato al polo nord, rispetto alla media del Pianeta, un nuovo studio indica che il ritmo è ben tre volte superiore rispetto alla media del Pianeta.
Il rapporto redatto dal Programma artico di sorveglianza e valutazione
Il documento è stato redatto dall’Arctic monitoring and assessment programme (Programma artico di sorveglianza e valutazione, Amap), ed è stato reso pubblico giovedì 20 maggio a Reykjavik, in occasione di una riunione del Consiglio dell’Artico, organismo composto dalle nazioni i cui territori affacciano sulla regione. Secondo gli scienziati, i dati sono particolarmente inquietanti anche alla luce delle conseguenze che la fusione della calotta glaciale comporterà in termini di aumento del livello dei mari.
Basti pensare che, come specificato dallo Special Report 1.5 del Programma ambientale delle Nazioni Unite, se la temperatura media globale, alla fine del secolo, sarà di 1,5 gradi più alta rispetto ai livelli pre-industriali, l’ipotesi di un’estate con un oceano artico privo di ghiaccio (poiché interamente fuso a causa del caldo) è calcolata come altamente improbabile, benché non impossibile: una volta ogni secolo. Mentre con 2 gradi il fenomeno si produrrebbe ogni decennio.
La temperatura nell’Artico è già cresciuta di 3,1 gradi centigradi
Lo studio dell’Amap spiega che, in meno di mezzo secolo – tra il 1971 e il 2019 – la temperatura media è cresciuta di 3,1 gradi centigradi nella regione polare. Mentre nel resto del Pianeta l’aumento è stato di un grado. Valori semplicemente sconcertanti. E che nel 2004 hanno subito una “svolta” negativa, con una crescita dei dati repentina che gli scienziati non sono ancora in grado di spiegare.
Secondo quanto indicato da Jason Box, glaciologo del Servizio geologico della Danimarca e della Groenlandia, l’Artico “è sottoposto a ondate di caldo invernali sempre più numerose e prolungate”. Soprattutto nel corso del periodo di formazione dei ghiacci, tra ottobre e maggio. Ad essi, in estate, si aggiunge il calore liberato dagli oceani. Il che già sta comportando modifiche profonde degli habitat naturali, delle abitudini alimentari e migrazioni di specie viventi.
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