Il cibo può essere un potente strumento di inclusione sociale. A dimostralo due esempi italiani, due realtà che in questi mesi hanno dato vita a progetti sociali partendo proprio dal mondo dell’alimentazione. Perché come dice Jonathan Safran Foer: “Niente – non una conversazione, non una stretta di mano e neppure un abbraccio – fonda un’amicizia con tanta forza come mangiare insieme”. E cucinare insieme, aggiungiamo noi.
Il food truck con a bordo quattro cuoche dal mondo
A Bologna ha debuttato il food truck di Altre Terre, il catering multietnico attivo dal 2007: un piccolo camion-cucina con a bordo quattro donne di paesi diversi con quattro storie diverse ma unite dalla passione per i fornelli e con in comune un forte desiderio di autonomia: Sladjana Zark dalla Serbia, Bunmi Oresanya, dalla Nigeria, Eman Sulaiman dalla Giordania ed Ezinne Aki, dalla Nigeria. Presentato il 18 maggio scorso in Piazza dell’Unità una delle zone più multietniche di Bologna, il food truck al femminile è il primo punto di arrivo di Cook & Go, un progetto di di inclusione sociale e dialogo interculturale di MondoDonna Onlus, che dal 1995 a Bologna accoglie le donne migranti e le accompagna verso l’autonomia.
Le delizie etniche di Altre Terre in versione street food
Le quattro cuoche, coordinate da Alberto di Pasqua, chef e formatore professionale, portano in giro nel bolognese i piatti delle loro tradizioni in versione street food: tra questi ci sono i burek, sfoglie di pasta fillo tirata a mano, ripiene di carne o formaggio, di Sladjana, i chin chin, piccoli snack di pasta fritta, una golosità nigeriana preparata da Bunmi. O, ancora, i mansaf, gli involtini di foglia di vite ripieni di riso, una ricetta di Eman. Infine la afong soup, la deliziosa zuppa di verdure e pesce di Aki. Una cucina itinerante per Bologna e che presenzierà ai principali festival di street food, il calendario aggiornata su altreterrefood.it.
PizzAut, aperta la prima pizzeria gestita da ragazzi autistici
L’altra buona notizia è l’apertura, tanto attesa, di PizzAut, la pizzeria gestita da ragazzi autistici aperta a Cassina de’ Pecchi, nell’hinterland milanese. Il progetto di Nico Acampora, presidente e fondatore di PizzAut e padre di Leo, un bambino autistico, ha finalmente visto la luce in un giorno simbolico, il primo maggio, la festa dei lavoratori. Vincitori del Premio inclusione 3.0 2021 dell’Università di Macerata, i ragazzi di PizzAut insieme ad Acampora, nei lunghi mesi di rinvio dovuto alla pandemia hanno dato il via anche al PizzaAutBus, un food truck con cui hanno proposto le loro – a quanto pare – deliziose pizze gourmet dai nomi divertenti, come la “Dpcm”. Durante il tour, il bus ha sostato davanti a Montecitorio e i pizzaioli hanno servito le loro creazioni ai parlamentari e anche all’allora premier Giuseppe Conte. Dimostrando che attraverso il cibo è possibile nutrire anche l’inclusione.
Scrivi un commento
Devi accedere, per commentare.