Alla tensione, ai morti e ai bombardamenti aerei, nel conflitto tra Palestina e Israele si è aggiunta nella notte tra giovedì 13 e venerdì 14 maggio la confusione. Nella serata di giovedì le notizie giunte dalla Striscia di Gaza parlavano di carri armati schierati dall’esercito della nazione ebraica, e di migliaia di riservisti richiamati in servizio. Nel quadro dell’operazione militare lanciata dal primo ministro Benjamin Netanyahu contro il movimento palestinese Hamas, tutto lasciava dunque immaginare un’imminente invasione terrestre.
La situazione nella Striscia di Gaza resta grave. Per Israele l’invasione di terra “è un’opzione”
È stato necessario attendere le 2:30 ora locale, (l’1:30 in Italia) per tirare un sospiro di sollievo, almeno temporaneamente. L’esercito israeliano ha infatti smentito, con un breve messaggio, le informazioni circolate nelle ore precedenti: “Abbiamo avuto un problema di comunicazione interna”, ha affermato il portavoce delle truppe, Jonathan Conricus.
Resta tuttavia il fatto che, da giovedì, una serie di carri armati e altri veicoli blindati sono stati schierati lungo la barriera che separa Israele dall’enclave palestinese di Gaza. Dalla quale l’esercito ebraico si era ritirato unilateralmente nel 2005. Lo stesso Conricus ha d’altra parte precisato che l’invasione terrestre rappresenta “uno degli scenari possibili”. Ma per ora l’artiglieria a terra ha soltanto colpito da lontano, prendendo di mira soprattutto i tunnel che consentono ai palestinesi di spostarsi senza essere visti dalle telecamere.
Secondo Hamas sono 119 i morti tra i palestinesi, 31 dei quali bambini
Nel frattempo, le bombe continuano a piovere dagli aerei sulla Striscia di Gaza. Centinaia di civili sono stati costretti ad abbandonare le loro case, secondo quanto riferito da testimoni e giornalisti presenti sul posto. Secondo quanto riferito da Hamas, sono ormai 119 i morti nella popolazione palestinese, tra i quali 31 bambini, e circa 830 i feriti. Lo stesso Movimento islamico di resistenza ha continuato nella notte a lanciare razzi verso la porzione meridionale del territorio israeliano. Uno di questi è stato indirizzato verso il secondo aeroporto della nazione ebraica, quello di Ramon, nei pressi di Eilat.
Il conflitto militare, nel frattempo, sta esacerbando anche la convivenza tra israeliani e palestinesi. Nella città di Lod, nei pressi di Tel Aviv, e a Jaffa gruppi di estremisti ebraici e arabi si sono scontrati: alcune auto sono state incendiate, sono state lanciate bombe Molotov e pietre. Netanyahu si è recato sul posto minacciando l’impiego dell’esercito per ristabilire l’ordine nelle città “miste”.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce domenica per discutere del conflitto
Di fronte all’intensificazione del conflitto, e a una situazione potenzialmente esplosiva, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà nuovamente domenica alle 16 ora italiana. Nonostante una telefonata del segretario di stato americano Antony Blinken al presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, gli Stati Uniti ufficialmente sostengono la posizione dell’alleato israeliano. Ovvero il rifiuto di un coinvolgimento delle Nazioni Unite e il diritto dello stato ebraico a “difendersi”.
Anche il presidente della Francia, Emmanuel Macron, si è schierato di fatto dalla parte di Netanyahu, condannando “fermamente” i lanci di razzi “da parte di Hamas e di altri gruppi di terroristi”. Mentre il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato un nuovo appello per una cessazione immediata delle ostilità nella Striscia di Gaza.
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