Indio, ittrio, neodimio, litio. Sono solo alcuni dei 17 metalli con proprietà magnetiche ed elettrochimiche uniche presenti nella tavola periodica chiamati anche “terre rare”. Si tratta di elementi indispensabili per la fabbricazione delle nuove tecnologie, ma anche dei sistemi per la produzione di energia eolica, solare e per le comunicazioni ottiche. Contrariamente a quanto il nome farebbe pensare, le terre rare sono diffuse sulla crosta terrestre, ma estrarle e raffinarle ha altissimi costi ambientali e sociali. Pur essendo considerate risorse strategiche, il problema fino a oggi è stato l’assenza dell’obbligo di riciclare questi elementi, di cui in futuro avremo sempre più bisogno. E proprio per le crescenti preoccupazioni circa la fornitura di terre rare, gli esperti del settore hanno chiesto regole più severe sul loro riciclo nell’ultimo rapporto di Cewaste, un progetto biennale finanziato dall’Unione europea, pubblicato lunedì 10 maggio.
Cosa dice il report di Cewaste sulle terre rare
Nel rapporto di Cewaste, un progetto di due anni finanziato dall’Ue come parte del suo programma di ricerca e innovazione Horizon 2020, gli esperti hanno esaminato cosa accade attualmente alle terre rare, la loro futura facilità di approvvigionamento e il relativo costo. Secondo Pascal Leroy, direttore generale del Forum Weee, una delle organizzazioni che ha lavorato al rapporto, “la fornitura di questi materiali non è assicurata. Per esempio, alcuni provengono da paesi in cui c’è instabilità politica. Eppure molte di queste risorse sono fondamentali per la tecnologia verde in futuro. Questo dovrebbe essere regolamentato attraverso standard obbligatori”.
Ecco perché gli autori del rapporto hanno chiesto regole più severe sul riciclo, sostenendo che dovrebbe essere obbligatorio soprattutto per le principali materie prime utilizzate nei circuiti stampati, nei veicoli elettrici e nelle lampade fluorescenti. Mentre metalli di valore relativamente basso come rame, ferro e persino platino vengono spesso riciclati, le terre rare vengono in genere gettate perché in quantità talmente piccole da rendere il loro recupero troppo costoso. Nell’Unione europea, gli obiettivi di riciclo dipendono anche dalle dimensioni, il che rende l’incentivo a riciclare i metalli rari, nonostante il loro alto valore, piuttosto piccolo. Ma l’incertezza sul futuro approvvigionamento di terre rare, combinata a una domanda in rapido aumento, potrebbe portare a gravi carenze. Non solo: il rischio è che possano aumentare anche i prezzi, con gravi conseguenze e rallentamenti della transizione verso un’economia verde a basse emissioni di CO2.
La domanda di terre rare
L’Agenzia internazionale dell’energia ha recentemente calcolato che se il mondo dovesse azzerare le emissioni nette di gas ad effetto serra entro il 2050, la domanda di metalli rari sarebbe in media sei volte superiore entro il 2040 rispetto a oggi. E ci sono valori anomali: si stima che la domanda di litio da sola sarà 40 volte superiore entro il 2040, per la sua importanza nella produzione di batterie.
“I dati mostrano un’imminente discrepanza tra le maggiori ambizioni climatiche del mondo e la limitata disponibilità di materiali per raggiungere tali ambizioni – ha affermato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia –. Se non affrontato, questo problema potrebbe rallentare e rendere più costoso il progresso globale verso un futuro di energia pulita, e quindi ostacolerà seriamente gli sforzi internazionali per affrontare il cambiamento climatico”. Una questione che occorre da tenere monitorata.
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