“Non possiamo azzerare le nostre emissioni nette entro il 2050 se il settore finanziario non sa qual è l’impatto sul clima dei suoi investimenti”. Con queste parole James Shaw, ministro per i Cambiamenti climatici della Nuova Zelanda, presenta una nuova legge volta a “portare i rischi climatici e la resilienza nel cuore dei processi decisionali finanziari e imprenditoriali”.
L’impatto del clima sulla solidità del settore finanziario
Da tempo si discute sulla necessità di far sì che banche, fondi d’investimento, assicurazioni e altri investitori rendano noto da un lato il potenziale impatto dei cambiamenti climatici sul proprio business, dall’altro lato l’approccio con cui intendono gestire i rischi e le opportunità legati al clima. La Nuova Zelanda guidata da Jacinda Ardern è il primo paese al mondo a imporre questa trasparenza con una legge presentata in Parlamento a metà aprile.
“È importante che ogni attore dell’economia della Nuova Zelanda ci aiuti a tagliare le emissioni e a indirizzarci verso un futuro low carbon”, ha spiegato David Clark, ministro per il Commercio e i consumi. Alcune attività e alcuni beni, continua, “non manterranno il loro valore in un mondo a basse emissioni semplicemente perché inquinano troppo e contribuiscono alla crisi climatica. Allo stesso modo, ci sono tecnologie e attività che contribuiranno a tagliare le emissioni e quindi assumeranno un enorme valore”.
Come funziona la nuova legge introdotta in Nuova Zelanda
Una volta approvata in via definitiva, la nuova legge sarà applicata a circa 200 organizzazioni, tra cui la maggior parte degli emittenti quotati, le grandi banche e i gestori di investimenti. Tutti questi soggetti saranno dunque obbligati a rendicontare i rischi legati al clima a partire dall’anno finanziario che inizia nel 2022: nel concreto, dunque, pubblicheranno i dati l’anno successivo.
Dovranno fare riferimento allo schema istituito dalla Task force on climate-related financial disclosure (Tcfd), ritenuto il più affidabile a livello internazionale. Fondato nel 2015 dal Financial Stability Board del G20 e presieduto da Michael Bloomberg, questo organismo riunisce 32 pesi massimi dell’economia e della finanza e ha pubblicato le sue linee guida nel 2017. Da allora più di 1.500 organizzazioni hanno espresso formalmente il loro supporto ma nei fatti, fa notare l’ultimo report pubblicato nel 2020, poche hanno davvero pubblicato informazioni valide e complete. Tra quelle analizzate, per esempio, solo una su 15 dà gli strumenti per valutare se la sua strategia sia resiliente di fronte ai vari scenari di aumento delle temperature medie globali.
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