“Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo”.
Giorgio Armani è uno stilista e imprenditore italiano, fondatore dell’azienda omonima, considerata fra le più importanti al mondo nell’industria della moda.
Designer innovativo, Armani ha rivoluzionato il proprio settore con la sua giacca destrutturata. Un capo all’avanguardia, senza struttura, senza imbottitura e controfodera, dalle proporzioni completamente rinnovate. Una giacca “rilassata, informale, meno rigorosa, che lascia intuire il corpo e la sua sensualità”, capace di adattarsi alla persona che lo indossa come una seconda pelle, a prescindere dal sesso.
Lo stilista, fra i più noti e apprezzati a livello internazionale, è di nuovo pronto a cambiare le regole del gioco. A sbarazzarsi di quelle sovrastrutture che impediscono alla moda di adattarsi ai mutamenti della società, di rispondere ai bisogni dei consumatori e del Pianeta. Intende rovesciare gli schemi che la trasformano in un “puro gioco di comunicazione”, costringendola in una gabbia fatta di abiti che non durano il tempo di una stagione, “sfilate cruise in giro per il mondo”, modelli che non rispecchiano la realtà variegata in cui viviamo e “spettacoli grandiosi” che forse non sono altro che “sprechi di denaro che inquinano” e “verniciate di smalto sul nulla”.
È ora di “ridare valore all’autenticità”, di far sì che la moda si comporti proprio come una giacca destrutturata, riuscendo a vestire un mondo che, adesso più che mai, ha bisogno di rallentare. La pandemia ci ha dimostrato che non possiamo continuare ad alimentare una società usa e getta, privando la Terra delle sue risorse in nome dell’apparenza. Per questo è ora che la fashion industry torni ad essere un “sistema a misura d’uomo”.
La lettera aperta a Women’s Wear Daily su moda e pandemia
Sono solo alcuni dei pensieri che Giorgio Armani ha riportato in una lettera aperta pubblicata su Women’s Wear Daily, rivista così autorevole da essersi meritata l’appellativo di “Bibbia della moda”. Con quella lettera, il designer è stato il primo del suo campo a riflettere su ciò che la crisi sanitaria potrebbe insegnarci. Dovrebbe aiutarci a capire, per esempio, “quanto sia assurdo lo stato attuale delle cose, con la sovrapproduzione di capi e un criminale non allineamento tra stagione meteorologica e stagione commerciale”. E come “un rallentamento attento e intelligente sia la sola via d’uscita. Una strada che finalmente riporterà valore al nostro lavoro”.
A volte decidere di rallentare è un segno di forza
Armani è stato anche fra i primi a scegliere di sfilare a porte chiuse per tutelare i propri dipendenti, la stampa, i compratori e gli ospiti; a chiudere negozi, hotel e ristoranti della sua catena; scegliere di convertire gli stabilimenti italiani alla produzione di camici monouso ed effettuare donazioni a ospedali, associazioni benefiche e organizzazioni attive nella protezione dell’ambiente.
Fermarsi non è semplice, ma spesso “è un segno di forza”; nemmeno rallentare i ritmi del proprio lavoro è sempre facile, ma è la giusta chiave per valorizzarlo. E per consentirgli di evolvere, arrivando magari a lasciare “le collezioni estive in boutique almeno fino ai primi di settembre” e ad organizzare show e sfilate che non abbiano un grosso impatto ambientale, ma riscoprano la bellezza dell’essere “local” – come prevede Steven Kolb, presidente del Council of Fashion Designers of America.
Cos’è Milano per Giorgio Armani: vita privata e professionale
Giorgio Armani ha fin da subito dedicato anima e corpo alla propria attività e sa bene cosa sia la capacità di evolversi. Nato nel 1934 e cresciuto a Piacenza, è a Milano che ha trovato modo di esprimere la sua passione. Dal suo primo studio, due stanze al pianoterra di corso Venezia, sentiva passare i cortei degli anni di piombo. Un disegno dopo l’altro, provava a “immaginare un nuovo modo di vestire per una società in piena evoluzione”. Vivere nel capoluogo meneghino gli ha insegnato che non c’è motivo di avere paura di fermarsi, perché Milano non si ferma mai. E gli ha insegnato che non bisogna temere di fare dei sacrifici per realizzare i propri sogni. Per questo ha rinunciato alla laurea in Medicina per accettare una posizione di buyer ai grandi magazzini La Rinascente. Di sicuro è anche grazie a questo azzardo che il 24 luglio del 1975 è nata la Giorgio Armani s.p.a..
Una carriera costellata di successi: attività imprenditoriali e riconoscimenti
Quello era soltanto l’inizio. Negli anni seguenti sono state lanciate le linee Emporio Armani, A|X Armani Exchange, Armani/Casa e la linea sportswear EA7 Emporio Armani. Nel 2005, infine, l’imprenditore ha presentato a Parigi la sua prima collezione di Haute Couture Giorgio Armani Privé. Qualche anno dopo ha inaugurato i suoi primi hotel a Milano e Dubai.
Risultati che gli hanno valso riconoscimenti del calibro della copertina del Time, di una mostra d’arte al museo Guggenheim di New York sull’impatto culturale e sociologico della sua opera e sul suo ruolo di precursore nel mondo del cinema e, nel 2008, la Legion d’Honneur. Nel 2010, poi, ha ottenuto il titolo di Designer of the Year ai GQ Awards a Londra. Cinque anni dopo ha festeggiato l’anniversario della nascita del suo marchio inaugurando l’Armani/Silos in via Bergognone a Milano. Più recentemente è stato insignito dell’Outstanding Achievement Award da parte del British Fashion Council per il suo contributo creativo all’industria della moda.
Armani e la moda sostenibile, a che punto è il percorso
Il gruppo Armani ha eliminato le pellicce animali dalla sua produzione, investendo nella ricerca di materiali alternativi, molti dei quali riciclati e riciclabili. Nelle collezioni A|X Armani Exchange alcuni capi vengono realizzati in denim riciclato, mentre alcune borse della linea Emporio Armani sono in fibra di cuoio rigenerata. È stata poi recentemente introdotta una selezione di giacche con imbottitura in ‘fiocco di cashmere’ anziché in piuma d’oca.
Per la realizzazione di numerosi capi d’abbigliamento tecnico delle collezioni sportive è stato impiegato un tessuto interamente ricavato dal recupero di poliestere da bottiglia. Tutti quei prodotti che rispondono a criteri di sostenibilità sono riconoscibili grazie al logo ‘Armani sustainability project’.
Una nuova linea di occhiali
Nel febbraio del 2021, sono state coinvolte in questo progetto anche le linee di occhiali: nel corso dell’anno saranno presentati circa venti modelli; alcuni saranno realizzati con materiali riciclati al 100 per cento grazie a un processo di recupero di scarti industriali e successiva ri-granulazione, altri con un pregiato bio-acetato composto da cellulosa e plastificante originato principalmente da fonti rinnovabili. Gli occhiali saranno completati da lenti realizzate con materiali parzialmente bio-based o in puro cristallo. Anche il packaging è stato rivisto in quest’ottica e sarà in poliestere o carta riciclati.
Quello appena citato è un punto sul quale l’azienda sta lavorando non solo per gli occhiali, ma anche per gli altri prodotti: l’obiettivo è un progressivo abbandono della plastica monouso. Le scatole abbattibili, cioè ripiegabili in modo che occupino meno spazio, permettono di ridurre sensibilmente i volumi di spedizione, oltre ad essere totalmente riciclabili.
Le iniziative per la riduzione delle emissioni che coinvolgono l’intero gruppo
Anche nel quartier generale e nei poli produttivi del gruppo Armani sono state messe in atto delle strategie per diminuire l’impatto ambientale e le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione. Tra le principali misure adottate vi sono l’uso della carta riciclata e la raccolta differenziata, la riduzione dei consumi energetici con una miglior regolazione dei sistemi di riscaldamento e aria condizionata, l’introduzione di un impianto fotovoltaico nel complesso di via Bergognone e il ricorso al trasporto elettrico per gli spostamenti tra le varie sedi di Milano.
Infine, tutte le società italiane del gruppo impiegano energia proveniente da fonti esclusivamente rinnovabili, un impegno che progressivamente sarà esteso alle filiali e ai punti vendita negli altri paesi. Esempi d’eccellenza sono i punti vendita Armani Outlet Green con un concept inaugurato nel 2019 a Sanremo e Hong Kong: realizzati esclusivamente secondo principi di sostenibilità, questi spazi sono caratterizzati da strutture espositive versatili che si possono modificare facilmente nel tempo.
Solide relazioni con i propri stakeholder e un monitoraggio costante della catena di fornitura sono fondamentali per il gruppo Armani, tra i firmatari del Fashion pact, un accordo con cui le aziende di moda si impegnano a ridurre l’impronta di una delle industrie più inquinanti che esistano.
L’impegno per la sostenibilità ambientale e sociale
Sono molte le iniziative importanti dal punto di vista della tutela dell’ambiente e dei diritti umani che Giorgio Armani ha scelto di appoggiare negli anni. Nel 2006 ha dichiarato al World economic forum di Davos il suo sostegno a favore di (PRODUCT)RED, iniziativa a supporto del Fondo globale per la lotta contro l’Aids in Africa. Nel 2010 ha lanciato il progetto Acqua for life in collaborazione con L’Oréal e partner come Green Cross International e Unicef, mentre l’anno successivo ha dato avvio alla collaborazione con la J/P Haitian relief organization, fondata da Sean Penn con l’obiettivo di aiutare la popolazione haitiana in seguito al tragico terremoto che ha colpito il paese caraibico.
Nel 2016 ha confermato, infine, la costituzione della Fondazione Giorgio Armani per la realizzazione di progetti di utilità pubblica e sociale allo scopo di assicurare nel tempo la stabilità degli assetti di governo del gruppo, nel rispetto dei principi alla base della sua attività di designer e imprenditore. Il suo profondo impegno a favore della responsabilità sociale e del rispetto per il territorio gli è valsa la nomina ad ambasciatore del turismo responsabile da parte delle Nazioni Unite.
Emporio Armani ha riaffermato il suo attivo coinvolgimento verso lo sviluppo sostenibile con un piano dedicato all’ampliamento del verde in nove aree del globo dove il brand è presente e opera, a partire da Milano con il sostegno al progetto Forestami.
Il coraggio di andare controcorrente
È fondamentale che il cambiamento coinvolga figure come Giorgio Armani e realtà come la sua, proprio perché la moda gioca un ruolo cruciale nella salvezza del Pianeta. Le imprese piccole quanto quelle grandi possono fare la differenza, le persone famose quanto quelle comuni, a prescindere da tutto. Anche Lewis Hamilton, il cui sport è altamente inquinante, ha deciso di partecipare comunque alla lotta per la difesa delle risorse naturali. Perché la verità è che tutti possono – anzi, devono – parteciparvi. Anche a costo di passare per ipocriti. La battaglia non si vincerà puntando il dito contro chi sbaglia, o aspettando che tutto sia perfetto. Perché mai lo sarà. Si vincerà trovando il coraggio di partire da dove si può. Lo sapete, si dice che la vita è quella cosa che capita mentre si è impegnati a fare piani. La pandemia di coronavirus ha sconvolto qualunque programma, forse anche per questo è l’occasione giusta per smettere di pensare, ma cominciare finalmente ad agire. Smettere di avere paura e cominciare a mettersi in gioco. Un po’ come Giorgio Armani che, all’età di 87 anni, ha trovato il coraggio di andare contro le regole, proprio come fece con la sua giacca quando tutto ebbe inizio.
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