Presto la discriminazione o la violenza fondata su motivi di genere, sesso, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità sarà punita in Italia allo stesso modo di quella fondata sui motivi razziali.
O almeno, così sembrava lo scorso 4 novembre, quando la Camera dei deputati aveva approvato in prima lettura il disegno di legge contro l’omotransfobia, ovvero la lotta alle discriminazioni per motivi di sesso, genere, orientamento sessuale o identità di genere, conosciuto come ddl Zan dal nome del suo relatore, Alessandro Zan, deputato del Partito democratico (eletto con Sinistra ecologia e libertà) e da tempo attivista per i diritti lgbtq.
Il punto di Alessandro Zan
Da quel giorno però sono passati ormai più di cinque mesi e il disegno di legge non è ancora stato esaminato dall’altro ramo del Parlamento, nemmeno dalla commissione Giustizia che dovrebbe approvarlo prima di farlo discutere dall’assemblea: bloccato, perso nei meandri dei regolamenti parlamentari e, secondo lo stesso Zan, vittima di qualche tatticismo politico che anche in occasione dell’ultimo ufficio di presidenza della Commissione Giustizia del Senato, riunitosi mercoledì 7 aprile, ne ha impedito la calendarizzazione. Ufficialmente a causa della presenza di altre quattro proposte di legge sul tema dell’omofobia. È proprio Alessandro Zan a spiegare l’attuale stallo.
Cosa è accaduto nell’ultima riunione?
Il presidente Ostellari (della Lega, ndr) ha scoperto solo adesso che il regolamento prevede l’abbinamento tra testi che trattano la stessa tematica, per arrivare a un testo unico… Avrebbe dovuto far richiesta già da novembre di allineare i testi a disposizione, invece non è andata così. La sensazione è che ogni volta si utilizzi un nuovo espediente per rimandare.
E adesso che cosa succede?
Adesso se ne riparlerà la prossima settimana, nella prossima riunione, sperando che finalmente si riesca a incardinare il disegno di legge. L’idea di tutti è quella di partire dal testo che è stato già approvato alla Camera.
Da novembre a oggi è cambiato il governo e la nuova maggioranza comprende forze che sono contrarie al disegno di legge: il problema è che la lotta all’omotransfobia è diventata improvvisamente un tema politicamente divisivo?
Il presidente Draghi si è presentato con un programma sul piano vaccinale, sul sostegno alle imprese e l’economia, è vero. Ma questa legge è stata approvata alla Camera ed è una legge di iniziativa parlamentare, non rientra nel perimetro del governo. E poi trovo paradossale e bizzarro che alcune forze politiche si oppongano a una legge di civiltà, che riguarda i diritti delle persone.
Chi si oppone al ddl Zan paventa un rischio per la libertà di espressione, e sostiene che violenza e discriminazioni sono già un reato.
Non è vero, perché oggi se aggredisci qualcuno per ragioni di razza, etnia e religione vieni punito con un’aggravante secondo la legge Mancino (la legge del 1993 che condanna l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali, ndr). Se aggredisci una persona o una coppia in quanto gay, invece, non è così. Il fatto che manchi una legge che contrasta i crimini d’odio è una cosa inaccettabile, fa sì che alcune persone non abbiano un spazio di cittadinanza come tutti gli altri. Serve una legge che le protegga. E che dia anche al paese un messaggio e faccia cultura.
In quanto a cultura, l’opinione pubblica a volte sembra anche più pronta della politica su certi temi, come dimostrano gli appelli di molti artisti e influencer in queste settimane.
Vero. Ma soprattutto, un partito può essere più o meno d’accordo sulla legge ma non può impedire che venga discussa solamente perché esprime il presidente della Commissione. Questo è il Parlamento…
Il ddl Zan protegge tutti, anche gli eterosessuali
La parte fondamentale del disegno di legge è quella che modifica l’articolo 604 bis del codice penale, che ad oggi punisce con la reclusione fino a sei anni anni i reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, aggiungendo anche gli atti discriminatori fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”, prevedendo pene fino a quattro anni di carcere, che potranno essere commutate anche parzialmente in lavori di pubblica utilità da svolgere anche presso associazioni di tutela delle vittime.
E attenzione, perché nell’aggiunta si parla in modo volutamente generico di orientamento sessuale e non solo di omosessualità: questo significa, come spiegava già ben prima dell’ok della Camera l’avvocato Alessandro Simeone, del Comitato scientifico del portale Il Familiarista, che “tutti gli eterosessuali che si sentono in pericolo dovrebbero appoggiare questa legge” dal momento che “anche l’eterosessualità è un orientamento sessuale e, come tale, è protetto dalle norme del ddl Zan”.
Infine, nella legge è previsto anche un finanziamento di 4 milioni per il Fondo pari opportunità della Presidenza del Consiglio, per finanziare politiche per la prevenzione e il contrasto della violenza per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere e per il sostegno delle vittime.
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