A Roma i cinghiali catturati nelle riserve vanno all’asta a un euro al chilo. Un affare, quindi, per macellai e rivenditori che possono accaparrarsi in questo modo una carne prelibata e considerata al top da moltissimi italiani. Lo denuncia l’Oipa – Organizzazione internazionale protezione animali – evidenziando come, anche in regioni e comuni dove le amministrazioni si dichiarano “ambientaliste”, si ricorre ancora a procedure amministrative non etiche nelle quali gli animali sono considerati meri oggetti.
Roma, un esempio da non imitare
Cedere all’asta cinghiali vivi che, macellati, potranno servire all’aziende alimentari o, da vivi, andranno a incrementare gli allevamenti intensivi, non è certo una pratica ecosostenibile. Ma, nonostante ciò, l’ente regionale Romanatura ha messo all’asta recentemente esemplari catturati vivi nelle riserve naturali della Marcigliana e dell’Insugherata.
“Cedere all’asta cinghiali vivi, catturati in parchi protetti, per farne carne da macello in aziende venatorie o allevamenti a scopo alimentare è quanto meno discutibile. Chiediamo perciò agli organismi preposti alla conduzione delle riserve che non si ricorra più a queste procedure e che si passi a una gestione etica della fauna della nostra regione perché questa è di proprietà indisponibile dello Stato, cioè di tutti i cittadini, la stragrande maggioranza dei quali è contraria alla caccia e, immaginiamo, anche alla cattura di animali vivi destinati ad andare all’incanto”, ha commentato al proposito l’Oipa invitando la Regione Lazio e gli enti gestori dei parchi e delle riserve protette a riflettere e a cambiare passo dimostrando un maggiore rispetto per gli animali tutti. E, aggiungeremo noi, accontentando anche tutte le persone che vedono nella natura, negli animali selvatici e nella loro corretta gestione, un punto fondamentale del vivere civile.
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