Almeno otto persone, di cui sei donne di origine asiatica, sono state uccise martedì durante tre sparatorie avvenute in altrettanti centri massaggi della città di Atlanta, in Georgia (Stati Uniti). Il primo conflitto a fuoco è avvenuto attorno alle 17, ora locale, nella Cherokee County, poco distante da Atlanta ed è stato seguito da altre due sparatorie ravvicinate in due centri per massaggi della città vicini tra loro. Un ventunenne è stato arrestato dalla polizia, secondo la quale si tratta probabilmente dell’autore di tutti gli attacchi.
Il movente delle sparatorie non è certo, ma si teme la matrice razziale
Il ministro degli Esteri della Corea del Sud ha confermato all’emittente Cbs News che almeno quattro delle otto vittime sono di origine coreana. Il movente delle sparatorie non è stato ancora stabilito. Tuttavia, i crimini d’odio contro gli americani di origine asiatica sono aumentati negli ultimi mesi, alimentati dalla retorica che li accusa della diffusione della Covid-19. Secondo l’Asian American Advocacy Fund, un’associazione che promuove i diritti civili e umani degli americani di origine asiatica, hawaiana e delle isole del Pacifico, in Georgia risiedono circa 500mila persone di origine asiatica, il 4 per cento dell’intera popolazione dello stato.
Un recente studio del Center for the study of hate and extremism (Centro per gli studi sull’odio e l’estremismo) della California state university San Bernardino, condotto in 16 delle maggiori città americane (tra cui Boston, Los Angeles e New York), ha evidenziato che i crimini d’odio contro le persone di origine asiatica sono aumentati del 149 per cento nel 2020. L’incremento più consistente è avvenuto tra marzo e aprile dello scorso anno, quando i casi di coronavirus sono aumentati insieme a stereotipi negativi verso la comunità asiatica.
Si sono verificate inoltre più di 1.800 violenze a sfondo razzista contro gli americani di origine asiatica tra marzo e maggio del 2020. Lo denuncia un report delle Nazioni Unite pubblicato ad agosto dell’anno scorso. Secondo l’indagine, “le vittime sono state colpite da sputi, non è stato permesso loro di salire sui trasporti pubblici, sono state discriminate nei luoghi di lavoro, picchiate, accoltellate e accusate di diffondere la Covid-19”. Le molestie ai danni delle donne sono state più di due volte maggiori rispetto a quelle che hanno colpito gli uomini.
Il gruppo Stop Aapi Hate – organizzazione che incoraggia a denunciare atti di violenza, razzismo e xenofobia nei confronti degli americani di origine asiatica – ha contato 3.795 atti discriminatori tra il 19 marzo 2020 e il 28 febbraio 2021. Secondo il gruppo, gli incidenti denunciati sono solo una piccola parte di quelli che in realtà avvengono.
La retorica sul coronavirus alimenta i crimini d’odio
Gli attivisti di Stop Aapi Hate confermano che la violenza può essere collegata proprio al crescente sentimento anti-asiatico negli Stati Uniti dall’inizio della pandemia e accusano la retorica anti-cinese usata dell’ex presidente Donald Trump, che ha parlato di “virus cinese” o “virus di Wuhan” o “kung flu” (“flu” significa influenza in inglese).
Una ricerca pubblicata ad ottobre 2020 dalla stessa Stop Aapi Hate ha analizzato in un periodo di otto mesi 1.227 tweet che menzionavano americani di origine asiatica: uno su dieci includeva un linguaggio razzista o stigmatizzante. Tutti questi tweet, che sono stati condivisi oltre 1,3 milioni di volte, provenivano da politici repubblicani. Secondo il gruppo, l’ex presidente Donald Trump “è il più grande divulgatore tra i politici della retorica anti-asiatica relativa alla pandemia”.
Con un cambio di passo rispetto all’amministrazione precedente, il presidente statunitense attuale, Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo che denuncia la discriminazione contro gli americani di origine asiatica. In un discorso pronunciato ad un anno dall’inizio della pandemia, il presidente Biden ha condannato inolter “i crimini di odio contro gli americani di origine asiatica che sono stati attaccati, molestati, accusati e fatti diventare capri espiatori”.
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