La bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dall’Italia per illustrare come il governo intenderà investire i 209 miliardi di euro del NextGenerationEu è un’ottima opportunità per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il piano, così come la legge di bilancio 2021, presenta però anche delle forti criticità, come “l’assenza dell’indicazione di traguardi (qualitativi), di obiettivi (quantitativi) e dei tempi d’esecuzione” , e soprattutto il mancato raccordo “con un più ampio programma nazionale di riforma nel quadro dell’Agenda 2030” delle Nazioni Unite.
È questo, in sintesi, il giudizio dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) sulla legge di bilancio 2021 e sul piano italiano di ripresa e resilienza, che in accordo con le richieste della Commissione europea dovrà peraltro destinare almeno il 37 per cento dei fondi alla transizione verde, compresa la biodiversità, e il 20 per cento alla transizione digitale.
La proposta: usare gli obiettivi dell’Agenda 2030 come strumento di valutazione del Pnrr
Il presidente Pierluigi Stefanini, nella sua premessa, parte dal presupposto che “nel suo discorso programmatico alle Camere, e con le parole people, planet, prosperity, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ripreso diversi temi chiave dell’Agenda 2030 tra cui parità di genere, divario generazionale, scuola, crisi climatica, sfida ambientale, lotta alle disuguaglianze, attenzione ai diritti civili, e scenario, non possiamo che esprimere piena soddisfazione anche per il rinnovato impegno da parte del Governo a inserire in Costituzione il principio di sviluppo sostenibile”.
Ma l’Asvis nell’analisi presentata il 9 marzo, che dettaglia le criticità per ciascuno dei sei pilastri indicati dall’Unione Europea (transizione verde; transizione digitale; crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; coesione sociale e territoriale; salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; politiche per la prossima generazione) sottolinea anche la mancanza di un’indicazione esaustiva delle riforme necessarie con un ordine di priorità. Viene sottolineato come non ci sia un allineamento con i nuovi target climatici europei, sia assente o mancate lo sviluppo di obiettivi fondamentali come la giusta transizione, non siano sviluppati temi fondamentali come la perdita di biodiversità, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la riduzione dell’inquinamento.
Da qui la proposta: “Adottare gli obiettivi dell’Agenda 2030 come strumento di valutazione del Pnrr nei suoi strumenti di governance verticale e orizzontale, nel monitoraggio e nella verifica dei risultati”, perché questo rafforzerebbe “la tenuta dell’insieme degli interventi, il grado di coerenza e l’orientamento ai risultati”.
Transizione ecologica, manca una visione strategica
Un lungo capitolo dell’analisi Asvis è dedicato ovviamente alla transizione ecologica, che è anche l’elemento più consistente del piano. Ebbene, secondo l’alleanza, “nel piano nazionale di ripresa e resilienza e nella legge di Bilancio mancano una visione strategica e dei progetti in grado di rispondere alle sfide climatiche con il livello di ambizione richiesto dall’Accordo di Parigi e con i nuovi target europei. Nel dettaglio:
- sono assenti i temi fondamentali della tutela e ricostituzione del capitale naturale italiano, della biodiversità e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. È necessaria invece una piena coerenza con tutti gli obiettivi del Green Deal europeo.
- mancano misure che indichino obiettivi concreti e misurabili per l’implementazione del sistema delle aree protette e i progetti di ripristino degli ecosistemi naturali, la tutela delle risorse idriche e iniziative concrete in difesa del mare e di protezione dall’inquinamento.
- manca una concreta attenzione allo sviluppo delle indispensabili conoscenze scientifiche per affrontare le sfide ambientali e al nesso con l’interesse primario di proteggere prosperità economica, benessere e sicurezza sociale.
Secondo l’Asvis è necessario proiettarsi al 2030 seguendo le indicazioni della nuova Strategia europea per la biodiversità, ed è necessario il ripristino degli ecosistemi degradati al 2030 in una misura almeno del 30 per cento. Per dare concretezza all’obiettivo di “progredire verso un modello di crescita rigenerativa che restituisce al Pianeta più di quanto prende”, recentemente proposto dalla Commissione europea.
Su questo punto, l’analisi osserva che i finanziamenti per il rimboschimento non sono estesi oltre le città metropolitane. Il ministro della Transizione ecologica si è detto consapevole che “siamo chiamati a un’operazione piuttosto complessa: passare da un punto A ben definito che è la situazione attuale a un punto B fatto di obiettivi. La difficoltà è nello stabilire il percorso, che passa per una molteplicità di variabili. Ricordiamoci però che le scelte che facciamo oggi per la prima volta possano influenzare non solo il futuro, ma anche il nostro presente perché i bambini di oggi sono quelli che già vedranno il nuovo secolo. Vogliamo persone in salute in un Pianeta in salute e in prosperità”.
Transizione energetica: secondo l’Asvis i fondi sono insufficienti
Sono insufficienti, per l’Asvis, anche i fondi destinati alla transizione energetica, in particolare per quanto riguarda “le fonti di energia rinnovabili, ormai in stallo da cinque anni, e le emissioni climalteranti, per le quali il Piano non sembra in grado di indirizzare investimenti adeguati verso la decarbonizzazione di industria, edilizia e trasporti. Sono positive le misure per incentivi in tema di mobilità elettrica ma è comunque evidente l’assenza di un piano generale per la mobilità sostenibile e la decarbonizzazione del settore dei trasporti”. Nessun esempio specifico, tranne uno: “Per gli aspetti nazionali più critici in tema di inquinamento da attività industriali, evidenziamo l’assenza di un piano per Taranto”, ovvero per una riconversione ecologica dell’ex impianto siderurgico.
Le filiere agroalimentari
Per le filiere agroalimentari, nonostante la legge di bilancio stanzi risorse importanti, le misure rispondono soprattutto a una logica sussidiaria senza espliciti riferimenti alla sostenibilità, afferma l’Asvis- Per quanto riguarda il Pnrr invece, “è positiva l’attenzione verso gli aspetti di tutela e valorizzazione del territorio e delle specificità locali in un’ottica di ripresa sistemica, nonché il ricorso a partenariati di ricerca e sviluppo e il riconoscimento del ruolo dell’innovazione. Potrebbero invece essere meglio tarati rispetto al settore agroalimentare gli interventi previsti in ambito di digitalizzazione, innovazione e competitività del settore produttivo”.
La transizione digitale sia uniforme
Gli interventi sulla trasformazione digitale sono abbastanza in linea con le proposte dell’Asvis, “ma possono trovare una maggiore efficacia solo se accompagnate da riforme strutturali. Il Pnrr può essere importante in questo senso, ma risulta incompleto”. Lo ha detto anche il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, parlando in particolare della didattica a distanza e della pubblica amministrazione: “Una delle nostre priorità – ha aggiunto – devono essere le reti a banda larga, stiamo lasciando indietro parti di paese”.
La parità di genere come base per lo sviluppo sostenibile
Analizzate individualmente, le misure messe in campo nella legge di bilancio e nel Pnrr per la coesione sociale e territoriale sono positive, estendendo e rinnovando alcuni importanti interventi a livello nazionale. Anche qui però Asvis formula alcune critiche: non sembra essere presente un piano organico e coerente per affrontare la povertà e le disuguaglianze, specie di genere, in tutte le loro dimensioni. Inoltre mancano misure che aumentino la resilienza del nostro Paese per affrontare shock futuri. Due problemi che secondo la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti sono strettamente legati, come dimostra il calo di occupazione femminile negli ultimi 12 mesi: “Il tema delle disuguaglianza è un elemento che ha reso il nostro paese più fragile, meno capace di rispondere alla crisi e meno resiliente. Non si tratta più solo di giustizia sociale ma di sviluppo sostenibile. E questo richiede, appunto, una visione strategica di prospettiva”.
Per quanto riguarda il pilastro della salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, il rapporto Asvis critica l’approccio verso il sistema sanitario, che va poco oltre gli interventi per l’emergenza pandemica, ma ritiene incoraggianti quelli riguardanti il contrasto alla violenza di genere e le discriminazioni, e la previsione di risorse aggiuntive per la rigenerazione dei beni confiscati e per i Comuni i cui organi sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. Invece “le misure in tema di contrasto a odio e reati online sono deboli e il tema della tracciabilità dei ristori alle imprese è poco presidiato, anche per quanto riguarda il contrasto al reato di usura”. E soprattutto “sono previsti stanziamenti per difesa e armamenti, contrariamente al principio di pace, centrale nell’obiettivo 16 dell’Agenda.
Le politiche per i giovani, mancano misure per l’occupazione
Riguardo alle politiche per la prossima generazione, gli interventi in legge di bilancio (3,5 miliardi) e nel Pnrr (23 miliardi) “contribuiranno a contenere i divari educativi e le disuguaglianze socioeconomiche. Bisogna rimarcare però l’assenza di misure sufficientemente incisive per favorire l’occupazione giovanile, in particolare delle donne e al Sud, e per implementare il Piano d’azione per l’istruzione digitale. Sarebbe fondamentale, suggerisce il rapporto, la creazione di un pilastro nel Pnrr interamente dedicato alle politiche giovanili. Servirebbero maggiori investimenti nell’istruzione, ricerca e inserimento nel mondo del lavoro, incentivando azioni concrete a favore dell’imprenditorialità femminile.
Le proposte di Asvis
L’analisi si conclude con una serie di suggerimenti e di priorità individuate dall’alleanza, da inserire nel piano nazionale di ripresa e resilienza:
- definire urgentemente un programma per recuperare i ritardi accumulati dai target degli obiettivi dell’Agenda che scadevano nel 2020.
- creare un ente pubblico di ricerca per gli studi sul futuro e la programmazione strategica, per effettuare ricerche sulle prevedibili evoluzioni dei fenomeni sociali, ambientali ed economici e valutare le loro implicazioni per le politiche pubbliche.
- affidare all’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo indipendente che analizza e verifica le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo, il compito di effettuare valutazioni quantitative sull’impatto sugli obiettivi dei principali documenti di programmazione e di bilancio.
- istituire una piattaforma di consultazione permanente della società civile per la valutazione trasversale dell’impatto dei provvedimenti legislativi sull’Agenda 2030.
A queste si aggiunge un’idea avanzata da Pierluigi Stefanini ai ministri presenti all’evento di presentazione, ovvero quella di “istituire una valutazione dell’impatto di genere da inserire in ogni proposta di legge”. Una iniziativa peraltro già anticipata dal presidente della Camera Roberto Fico, che ieri in occasione della Giornata delle donne aveva affermato che d’ora in poi i dossier sui progetti di legge di iniziativa parlamentare predisposti del Servizio studi delle Camera avranno al loro interno una sezione sull’analisi di genere.
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