Il cervello ha bisogno di zucchero?


Tra la fine degli anni ’60 e i primi degli ’70, del 1900, un allora professore/ricercatore osò dire che lo zucchero faceva male. Fu associato a gravi patologie cardiovascolari dovute a un consistente innalzamento dei trigliceridi.
Questa affermazione ne fece crollare il consumo, gli scaffali dei negozi tardavano a svuotarsi, le confezioni di questa “magica” polverina bianca venivano scansate e all’orizzonte si preannunciava burrasca.
Il calo delle vendite andò a toccare le società che con la sostanza in questione avevano creato la loro fortuna.
Anche il Bel Paese non fu esentato. Bisognava correre ai ripari. Come? Diveniva prioritario correre ai ripari e accattivarsi nuovamente quella fetta di “creduloni” che avevano, anche solo pensato che una sostanza che faceva sognare bambini e adulti potesse far male, anzi essere imputata di malori e infarti.
Semplice. Attraverso lo strumento più amato, la televisione, la pubblicità.

zucchero pieno di vita
Le confezioni esposte cambiarono copertina e la pubblicità fu martellante:

Confezione di zucchero di quegli anni a seguito della “denuncia”.

Link della pubblicità mandata in onda: https://www.youtube.com/watch?v=Elp9IdCPnTw
In questo spot veniva esaltato il fabbisogno del cervello che senza zucchero avrebbe ridotto l’essere umano simile a amebe.
Il dubbio perviene, però, in quanto non era una pubblicità di una qualche azienda alimentare, ma uno spot istituzionale, in pratica una specie di Pubblicità Progresso in cui il Governo stesso spingeva gli italiani a assumere più saccarosio. Cucchiaiate di zucchero dispensate a destra e manca, a adulti e bambini.
Il dubbio è spontaneo e la domanda non può esimersi da essere posta: come mai uno spot di una azienda privata veniva avvallata dall’Ente Stato?
Con un po’ di fantasia si potrebbe anche immaginare tavole rotonde dove eminenti scienziati dibattevano contro altri eminenti scienziati sulla bontà o sulla tossicità della sostanza zuccherina.
Una cosa è certa molti produttori (zucchero, bevande, dolciarie…) sarebbero stati costretti a rivedere le loro politiche di mercato, se non avessero potuto più usare questa sostanza a basso costo come primo ingrediente.
Oggi le cose sono leggermente cambiate, anche se resistono molti prodotti dalla cui etichetta si evince che lo zucchero è ancora il primo ingrediente.
Le coscienze, le informazioni, la cultura ha senza dubbio cambiato l’approccio verso alimenti che vengono considerati “veleni”. Oggi lo zucchero bianco è annoverato tra queste insieme a altre, di cui magari ci occuperemo in altri servizi. Spesso viene sostituito dal peggiore ASPARTAME
Qualcuno lo paragona a una droga, in quanto da assuefazione e dipendenza spingendo a un consumo sempre maggiore, introducendo cosi dosi massicce di calorie che invece di placare la fame la aumenta con una produzione massiccia di insulina e provocando o avendo una incidenza in malattie legate all’obesità, al diabete e alle malattie cardiovascolari.
Da precisare che viene annoverata anche tra le sostanze rubefacenti, ovvero tra quelle che invece di apportare nutrienti li rubano dal nostro stesso organismo, come ad esempio dalle ossa (osteoporosi?).
A tal proposito l’Organizzazione mondiale della sanità già nel 2015 ha indicato delle linee guida riguardo l’assunzione di zuccheri liberi, ovvero quelli (nascosti) aggiunti ai cibi durante la loro preparazione. In queste linee è indicato un parametro che sarebbe meglio oltrepassare, ovvero il 10% (circa 12 cucchiaini, 50 grammi, al giorno di zuccheri semplici) dell’apporto calorico quotidiano, ma forse sarebbe meglio un 5%, considerando anche il fruttosio, il glucosio, il lattosio, il maltosio, il galattosio… che sono naturalmente presenti nei cibi. Mentre ne vieta l’uso ai bambini al di sotto dei 2 anni.
Forse viene da pensare che 12 cucchiaini sono tanti, ma oltrepassare questa soglia è facilissimo, basti pensare che una bevanda gassata ne contiene almeno 10, un succo di frutta 5, ma se si leggono le etichette degli ingredienti troviamo zuccheri in ogni alimento in quantità variabile, deducendolo dalla posizione in etichetta, dalla prima posizione ingrediente principale a scendere. In questo strano mondo non c’è da meravigliarsi più di tanto sulle mistificazioni alimentari, basti pensare che nel cibo mettono gli aromi naturali, mentre nei detersivi vero succo di…
In effetti assumendo zucchero non si può dire di non provare una sensazione di piacevole conforto, un effetto di appagante benessere e beatitudine.
Questo effetto ha un nome Bliss Point (punto di beatitudine) ed è una strategia di progettazione e preparazione del cibo che mettono in atto i produttori per invogliare a mangiarne sempre di più e rappresenta il perfetto bilanciamento tra sale, zucchero e grassi.
Detto tutto ciò, a noi lettori rimane un solo dubbio: come mai una società privata viene sponsorizzata da una pubblicità di stato? In molte parti del globo alcuni si stanno muovendo in questo senso, alla ricerca di una parvenza di verità, compreso gli USA.
Di seguito alcuni link di approfondimento:
Grassi Dolci Salati: Come l’industria alimentare ci ha ingannato e continua a farlo di Michael Moss
https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=56186